Con la squadra di Allegri paga i suoi errori, clamoroso quello di Zarraga che vale lo svantaggio. Poi il rigore per il fallo di mano di Ebosele e un’uscita a vuoto di Silvestri
UDINE. L’Udinese stecca la prima di campionato: al Friuli contro la Juventus finisce sotto di tre gol dopo appena un tempo, vittima dei suoi errori marchiani.
Eppure la formazione era stata studiata con attenzione negli ultimi impegni tra amichevoli e Coppa Italia. Solo l’infortunio muscolare di Masina aveva costretto Sottil a un cambio di rotta.
Relativo, visto che Kabasele, arrivato lo scorso mese dal Watford, era stato schierato tra i titolari già contro il Catanzaro, seppur sul centrodestra.
Domenica invece è stato piazzato alla sinistra di Bjiol con Perez sull’altro fianco, dove l’Udinese ha cominciato ad ondeggiare paurosamente fin dai primi minuti.
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Nella scorsa stagione sul quella catena agivano Becao, Ehizibué e Pereyra abitualmente: dei tre è rimasto in rosa soltanto l’esterno, tra l’altro ancora lontano dal recupero completo dopo l’intervento al ginocchio subito a maggio.
Ora ci sono in pista Nehuen Perez, Festy Ebosele e Zarraga. L’argentino in una posizione nuova, l’irlandese-nigeriano con la novità dei galloni del titolare, il basco per caso. O per il caso.
Il caso Samardzic. Non è un mistero, infatti, che l’Udinese avrebbe voluto utilizzare il serbo nell’undici titolare una volta scaduto il contratto con il “Tucu” che sta cercando ancora un ingaggio e che, dopo essere stato dato vicino a un approdo alla Sampdoria dell’amico Andrea Pirlo (offerto un triennale da circa 700 mila euro a stagione, non male per una serie B), sembra aver deciso di prendersi ancora un po’ di tempo per scegliere la prossima collocazione.
Magari, dopo aver visto all’opera Zarraga, riceverà anche una telefonata dall’Udinese che deve chiarire se puntare ancora su Samardzic (il mercato chiuderà la sera dell’1 settembre) e quindi se acquistare un’altra pedina, come era nelle intenzioni all’interno dello scambio imbastito con l’Inter per arrivare al promettente Giovanni Fabbian.
Zarraga lasciatelo invece allenarsi per vedere se riuscirà a rendersi utile con l’andare della stagione. È lui che perde il pallone con un retropassaggio timido e sciagurato che mette la partita della Juventus in discesa dopo pochi minuti, complice il gol di Chiesa.
Il resto del primo tempo è un film horror per la squadra di Sottil che dovrebbe trovare un po’ di energia dagli esterni del suo 3-5-1-1 e che, invece, letteralmente implode, cercando spesso e volentieri il pallone lungo per i tentacoli di Beto, troppo solo, tuttavia, per vincere i duelli nella tenaglia attuata da Bremer e Danilo.
Più in difficoltà Alex Sandro, il terzo centrale della difesa di Allegri, l’uomo che per due volte aggredisce in modo falloso Thauvin, il più attivo tra i bianconeri del Friuli.
La Juve non è trascendentale ma cinica. Tanto che praticamente alla seconda puntata in area ottiene un rigore per un fallo di mano di Ebosele, trasformato da Vlahovic.
Già, Ebosele, l’esterno destro in rampa di lancio finito tra i naufraghi della prima giornata. Lui e sull’altra fascia quel “trottolino” di nome Kamara, mancino messo nel ruolo che per due anni è stato di Destiny Udogie. Tutta un’altra pasta. Innocuo, anche se non dannoso.
Dopo aver incassato il terzo gol nei minuti di recupero del primo tempo su un’uscita a vuoto di Silvestri che agevola Rabiot, Sottil decide di cambiare proprio lui assieme a Zarraga, inserendo Zemura e Samardzic.
E, una volta riscontrato un problemino muscolare per Eboesele, non esita a proporre anche Joao Ferreira a destra.
Seppur già nell’abisso, a questo punto si rivedono almeno alcuni lampi di Udinese. Nel finale, poi, cambia anche le due punte: dentro Success e Lucca, fuori Thauvin e Beto.
Non cambia però il risultato. Arrivederci con la Salernitana, il prossimo lunedì.