TRIESTE Una vita dedicata all’amore. Amore fattivo, pratico, oltre a quello più romantico. Lori Gambassini ha speso l’esistenza nel cuore di questo obiettivo. Prima con il marito Gianfranco: «Che è stata la cosa più bella della mia vita» dice, e poi insieme a lui nell’aiutare le persone: «In ciò eravamo complici, perché in queste vicende di assistenza avevo sempre il suo appoggio politico. Abbiamo sostenuto molte persone, soprattutto donne, perché come presidente del Movimento Donne il mio era un osservatorio privilegiato». Ma Lori è così verticale da non autocompiacersi di tali imprese. «Anzi – dice – ho sempre pensato che il volontariato sia una forma di egoismo perché non è gratuito, di ritorno si ha una grande gratificazione nel riuscire a risolvere dei problemi al prossimo». Una vita che non poteva rimanere solo leggenda, infatti ha all’attivo dieci libri, scritti tra il 2008 al 2015: «Tutte storie vere. E ora, a 85 anni, ogni tanto faccio da ghost writer per alcuni amici, mi diverte molto».
E la sua infanzia?
«“Esule” da Pola sono approdata a Trieste nel lontano 1944, per cui posso essere considerata triestina a tutti gli effetti. Sette anni di collegio al Notre Dame de Sion e un’adolescenza troncata da un precoce matrimonio, a soli 18 anni (si diventava maggiorenni a 21), con un uomo di vent’anni più grande, mi sono trovata catapultata in un mondo di “adulti” con non poche difficoltà. Ma a 23 anni ho trovato il mio “principe azzurro” con cui ho felicemente diviso il resto della mia vita!»
La sua vita infatti ci restituisce due grandi amori, quello per Gianfranco Gambassini e quello per la sua città. Erano in qualche modo uniti?
«Avevamo lo stesso afflato sociale che era un forte collante nella nostra unione. Abbiamo dedicato con passione 30 anni della nostra vita a questa città. Ma, nei 55 anni trascorsi insieme, abbiamo avuto modo di percorrere il fitto arcipelago tra i diversi stili amorosi: navigando e scivolando dall’amore dionisiaco, folle e vitale a quello apollineo, più sereno, distaccato e consapevole fino all’ultimo, quando due vite si legano in una sofferenza sola ... che io considero il più sublime!»
Cosa ha rappresentato la Lista per Trieste?
«Rispondo con la frase finale del libretto che ho scritto in occasione del trentennale della Lista:“La domanda finale che si pone a tutti prepotente è: cosa ne sarebbe stato di Trieste, senza la Lista per Trieste? Qualunque sia la risposta, possiamo dire davvero con orgoglio di aver vissuto e costruito una pagina di storia, una pagina di vera passione civile che ha saputo cogliere in tutte le sue più alte espressioni le interrogazioni e la narrazione di questa splendida città, Trieste, di cui vorremmo poter continuare ad essere la coscienza critica per un suo futuro migliore”».
Quindi anni molto impegnativi...
«Per chi ha partecipato attivamente, per ognuno di noi, personalmente, sono stati anni di gloria, di esaltazione, anni di sacrificio, ma anni che è valso la pena vivere e che abbiamo avuto la fortuna di condividere con tante splendide persone, diverse per età, cultura, estrazione, mentalità, formazione, ma che ci hanno arricchito di amore, amore per Trieste, amore gli uni per gli altri, amici ai quali restiamo legati per la vita, amici che, in tanti, purtroppo ci hanno già lasciato sul campo e che non dimenticheremo mai».
Qual è secondo lei la più marcata differenza tra la Trieste di oggi e di ieri?
«Certamente l’entusiasmo che ha animato i triestini dopo il Trattato di Osimo è venuto meno via via ed io ammiro chi ancora si adopera per il bene comune, mettendo a disposizione la propria intelligenza, know how, tempo e...denaro».
Lei ha anche co-fondato il Movimento Donne Trieste. Me ne vuole parlare?
«Riporto le parole di mio marito quando, ormai vecchio e stanco, amava ripercorrere nelle sue notti insonni il suo cammino terreno: “la politica l’ho lasciata per decenza dell’età, nel 1998, ma avevo solo 74 anni e se mi fossi candidato sarei stato sicuramente eletto ancora. Tu, tu mi hai aiutato moltissimo in fondo sei tu la “grande” politica, basti pensare che tutti sono passati mentre il Movimento Donne, la tua creatura, vive ancora…”. Ebbene, il 1978, anno di costituzione del Movimento Donne Trieste, è stato un momento di grandi rivolgimenti sociali».
Con emanazione di leggi importanti.
«Sì, la 194 sull’aborto, il Diritto di famiglia, la Riforma sanitaria, la Riforma Psichiatrica, leggi che hanno coinvolto soprattutto le donne tradizionalmente e culturalmente predisposte all'assistenza sociale e sanitaria, sia in famiglia che dal punto di vista occupazionale e, quindi, proprio su di loro ricadono sempre le maggiori responsabilità e i compiti più onerosi. In quel momento si è sentita l’esigenza di tutelare i loro diritti e la salute dei cittadini, non soltanto con il sostegno materiale o morale, ma con una “partecipazione attiva” al controllo di tutte le norme che sovrintendono alla formazioni di leggi e alla loro attuazione».
A che punto siamo oggi con il femminismo in Italia?
«Io non sono “femminista” perché sono convinta che le donne abbiano comunque una marcia in più ma è giustificata una “rivoluzione” allo scopo di raggiungere un equilibrio da cui siamo ancora lontani».
Ma è vero che la nonna di Gianfranco è stata la prima amante di D’Annunzio?
«Giselda Zucconi, ispiratrice del “Canto Novo” è stato l’unico amore “puro” di D’Annunzio giovinetto quando frequentava il collegio Cicognini di Prato, dove il padre di Giselda insegnava. Un amore quasi esclusivamente epistolare (400 lettere a Gianfranco pervenute) in cui Gabriele canta il suo amore per Lalla la “bianca figlia di Fiesole”. Giselda ha sposato poi Umberto Gambassini».
Ma quando ci si accorge che è vero amore?
«L’amore in sé è un dono immenso non ti accorgi di amare: ami e basta!».
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