Si è spento a 102 anni Lorenzo Cappello, il tedoforo delle Olimpiadi invernali del 1956 che passò la fiamma olimpica a Zeno Colò per l’accensione del braciere. A dire la verità, lui ci aveva fatto un pensierino a portare la fiaccola alle Olimpiadi di Cortina del 2026, a 105 anni, sull’onda di una tempra di ferro che aveva tenuto lontano qualsiasi medicinale.
Non a caso, ad appena 10 anni si fece circa 400 chilometri in bici con il padre che volle seguire in un tour dolomitico con gli amici del genitore. «Mi piacerebbe portare la fiaccola anche a Cortina 2026» aveva avuto occasione di esprimere con un sorriso, in occasione di un incontro al Comunale con la pattugliona degli Azzurri d’Italia, circa tre anni fa.
L’anziano, papà del collega e noto fotografo Cesare Cappello e della sorella Luisa, è morto alle 15 di giovedì 10 agosto nella sua abitazione, abitazione, dove si trovava con la moglie Emmalina.
Classe 1921, con Lorenzo Cappello se ne va un pezzo di storia della provincia e non solo dello sport italiano: il generale, corpo della polizia di Stato, aveva legato il suo nome al pionierismo delle strutture alpine legate all’attività fisica, lo sci in particolare.
Era stato presidente nazionale del Coni e anche del gruppo sportivo delle Fiamme oro della polizia di Stato, ma soprattutto aveva contribuito alla realizzazione della Scuola alpina di Moena della polizia di Stato.
Il “cappello” della polizia di Stato non mancava mai sul suo capo nelle cerimonie ufficiali, come del resto quello di alpino: alla festa per il traguardo del secolo, due anni fa, gli onori erano arrivati da tutte le istituzioni, lui che le istituzioni aveva rappresentato e contribuito a far crescere.
Quel 30 maggio 2021 la “sua caserma”, il Centro di addestramento alpino di Moena, gli aveva celebrato una cerimonia con tanto di taglio di torta, alla presenza dei questori di Trento e di Belluno, oltre che degli altri rappresentanti degli enti e dei gruppi in servizio: lui era stato anche al vertice del Centro dal 1965 al 1975.
Ma la sua storia è senza dubbio legata alle Olimpiadi invernali del 1956: storica la foto del passaggio della torcia davanti al braciere olimpico tra Lorenzo Cappello e Zeno Colò, mito assoluto dello sci. Cappello nel 1956 accese il braciere della pista delle Tofane Al Duca d'Aosta, quindi consegnò quella fiaccola nelle mani di Colò per l’accensione dell’ultimo braciere.
E alle Olimpiadi del 2026 credeva a tal punto da percorrere, qualche mese fa, con quella fiaccola storica in mano, un tratto del percorso della staffetta da Cortina a Milano: «Credeva nelle Olimpiadi del 2026», ricorda il figlio Cesare Cappello, «le vedeva come un evento che può lanciare il territorio».
Una vita anche rocambolesca, tra guerra, miniera, un periodo francese molto sofferto e difficile per l’occupazione tedesca.
Poi il ritorno in Italia dove affronterà un concorso per entrare in polizia e qui resterà fino al 1985: ben 42 anni di servizio in divisa, poi la meritata pensione.
L’ultimo saluto a Lorenzo Cappello avverrà probabilmente sabato con una cerimonia funebre che sarà fissata in queste ore.