UDINE. Centinaia tra insegnanti, bidelli e amministrativi supplenti hanno ricevuto l’ultimo stipendio ad aprile. Poco importa se hanno continuato a insegnare, sostituendo colleghi assenti per malattia, maternità o in permesso: lo Stato paga con molto ritardo il personale della scuola in servizio per periodi brevi.
Il caso non è nuovo, si ripete ogni anno anche se l’attesa non si era mai protratta così a lungo. E se finora il problema è stato attribuito all’esaurimento dei fondi, martedì 8 agosto le organizzazioni sindacali hanno spiegato che, in realtà, i fondi ci sono ma si è inceppato il meccanismo degli accreditamenti.
L’attesa
La segretaria regionale della Cisl-scuola, Antonella Piccolo, assicura che «tutte le richieste a sistema saranno pagate il 18 agosto», ma i supplenti non ci credono. «Altre volte ci era stato assicurato, salvo poi non passare dalle parole ai fatti», sostiene Rossella Collavizza, una delle tante supplenti senza stipendio dallo scorso aprile. A farne le spese, infatti, sono i lavoratori più deboli della scuola.
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Insegnanti e personale Ata iscritti nelle graduatorie di istituto, assunti dai dirigenti scolastici per periodi brevi che poi, nel caso delle sostituzioni per maternità, tanto brevi non sono. A queste si sono aggiunte le sostituzioni degli assenti per malattia o permesso. Si tratta di laureati non ancora abilitati all’insegnamento, arrivati anche da altre regioni per accumulare punteggi e pure qualche euro.
Almeno così pensavano perché, oggi, alcuni non ce la fanno ad arrivare a fine mese e sono costretti a fare altri lavori o a chiedere un prestito ad amici e parenti. In banca non vanno perché il prestito costerebbe troppo e poi sanno che, senza un contratto a tempo indeterminato, difficilmente gli verrebbe concesso.
Le organizzazioni sindacali
«La situazione è sempre la stessa: i supplenti devono attendere gli stipendi per mesi» continua Piccolo, secondo la quale proprio perché «ogni anno si registra questo tipo di problema serve una risposta definitiva».
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Piccolo ricorda che «c’è gente giunta da fuori regione, padri e madri di famiglia, che hanno dovuto sostenere anche le spese di vitto e alloggio».
La Cisl sollecita la soluzione del problema, fa notare che la scuola si regge anche grazie ai precari e ricorda che solo il 40 per cento degli Ata in servizio è assunto a tempo indeterminato. «Questo fatto – sottolinea Piccolo – non va attribuito all’Ufficio scolastico regionale e alle sue sedi provinciali, dove il personale ridotto all’osso lavora al meglio».
Altrettanto infastidito si dimostra il segretario regionale della Flc-Cgil, Massimo Gargiulo: «C’è un meccanismo infernale da seguire per effettuare i pagamenti. Le scuole – avverte il sindacalista – sono in grave affanno e, anche quando si apre la possibilità di farlo, le segreterie non ce la fanno. Non a caso anche negli anni scorsi abbiamo utilizzato lo strumento della diffida».
Soffermandosi sui tempi lunghissimi per la ricostruzione delle carriere, Gargiulo fa notare che si tratta di un passaggio necessario per garantire la giusta posizione stipendiale quando i supplenti saranno assunti a tempo indeterminato.
A tutto ciò aggiunge i ritardi accumulati sempre dallo Stato nel pagamento del Tfr.