CIVIDALE. Un incanto "nuovo", perché la nitidezza riacquisita dagli ornamenti in stucco, perfettamente ripuliti, e il restauro dei preziosi affreschi della parete nobile del Tempietto longobardo - in precedenza troppo sbiaditi per poter competere, allo sguardo, con la bellezza delle statue delle sante e dell'arco vitineo - regalano all'oratorio di Santa Maria in Valle una carica attrattiva ancora superiore a quella che il gioiello Unesco vantava in precedenza.
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Con la rimozione dei ponteggi che per mesi hanno oscurato l'aula, infatti, la lunga e delicata operazione di risanamento del Tempietto ha compiuto nella giornata di lunedì 31 luglio un altro, determinante passo in avanti.
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Restano due trabattelli sulla parete est, per ultimare le procedure restaurative sui dipinti che la decorano, e vanno eseguite ulteriori importanti attività (dal rifacimento ex novo dell'impianto d'illuminazione alla sostituzione dei vetri delle otto finestre, sulle quali verranno apposte lastre opaline a richiamare le antiche vetrate in alabastro), ma già così l'accesso al sito regala un colpo d'occhio straordinario.
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Non per nulla il sindaco Daniela Bernardi ha voluto offrire alla giunta e ad alcuni consiglieri (presenti pure due amministratori regionali, Stefano Balloch e Roberto Novelli) la prima visita al tesoro longobardo ormai quasi del tutto sgombro da infrastrutture.
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Svolti sotto la sorveglianza di funzionari della Soprintendenza, nello specifico la storica dell'arte Claudia Crosera, la restauratrice Morena D'Aronco e l'architetto Gabriele Botti, e seguiti costantemente dall'assessore comunale al patrimonio Flavio Pesante, i lavori sono stati effettuati da un'équipe guidata dal restauratore Stefano Tracanelli: «L'intervento è partito da lontano - ha spiegato l'esperto -, affrontando in primis il problema, grave, dell'umidità: grazie agli accorgimenti adottati il monumento, adesso, "respira" e non presenta più quell'odore di muffa tipico degli ambienti di scavo. Il consolidamento dei muri ha anche permesso di riempire una serie di fori che agevolavano la condensa».
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Sono seguite le azioni di pulitura, con tecniche d'avanguardia: sono state anche messe in luce parti di intonaco storico tra una santa e l'altra, e sull'ultima statua sulla destra si è proceduto alla ricostruzione plastica di parte della tunica e di una scarpetta.
E' stato riportato a vista il capitello di sinistra sotto il fregio ad arco (prima oscurato dai resti di una struttura in mattoni eretta, a fini di tutela, durante la prima guerra mondiale) e i tralci di vite si mostrano privi della patina rosa che li ricopriva, presentandosi dunque al naturale.
Quanto agli affreschi, catturano l'occhio: per il loro recupero è stato consultato un medievista specializzato in epoca bizantina. «Finalmente appaiono connessi al sistema decorativo degli stucchi», ha osservato Tracanelli, concludendo: «Questo lavoro è stato una palestra fondamentale per gli storici dell'arte, che hanno potuto raccogliere tanti preziosi elementi».
Nel frattempo è stata avviata una ricerca ambiziosa, una sfida appassionante: individuare la cava in cui vennero prelevati i materiali usati per la realizzazione dei celeberrimi stucchi.