La costa del Friuli Venezia Giulia, rispetto alla media nazionale, è meno erosa dalle acque, ma presenta criticità legate al fenomeno dell’innalzamento delle acque che, nel 2100, potrebbe raggiungere un metro di altezza. La laguna di Grado e Marano è tra le più fragili. L’area infatti da un lato risente dell’innalzamento del mare che entra nell’entroterra attraverso il cuneo salino e dall’altro delle pressioni del bacino scolante oltre alla presenza di inquinanti. Lo rivela Legambiente nel dossier sulle spiagge nazionali, avvalendosi di autorevoli studi prodotti da istituzioni scientifiche, tra cui l’Enea.
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L’urbanizzazione
In Friuli Venezia Giulia, su un totale di 111 km di costa, da Lazzaretto, la frazione di Muggia che si trova a ridosso del confine sloveno, fino a Lignano Sabbiadoro, che sorge al confine con la regione Veneto, il 55.4% della costa risulta ormai fortemente antropizzato. I chilometri di costa modificati dall’urbanizzazione sono 61,5, di questi 34 risultano occupati da opere infrastrutturali, con il porto di Trieste che, da solo, occupa 23 km. La morfologia della linea di costa rimane quindi con 64,7 chilometri di spiaggia o, di costa bassa, naturale, 17 di coste rocciose, e 29,3 irreparabilmente artificializzati, occupati, con banchine, infrastrutture e riempimenti legati agli usi portuali e industriali.
Dal 2006 al 2023 il consumo del suolo costiero ha registrato un incremento dell’1.93 per cento, mentre la media nazionale si avvicina al 6 per cento. L’area risente dell’innalzamento del mare e l’ingressione del cuneo salino e a monte, delle contestuali pressioni del bacino scolante. Una delle criticità di tutto il nord-est adriatico sono i fenomeni di subsidenza, ovvero l’abbassamento del suolo dovuto fenomeni tettonici e all’eccessiva estrazione di fluidi nel suolo
INTERVISTA
L’innalzamento del mare.
Per il 2100 Enea ipotizza, in assenza di azioni di mitigazione e adattamento, un aumento del mare di circa un metro al quale va aggiunto un ulteriore metro circa in concomitanza del fenomeno cosiddetto dello storm surge ovvero la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona. Nel ventesimo secolo il livello medio del mare è aumentato di 1.5-2 millimetri l’anno, ma negli ultimi 30 anni l’aumento ha raggiunto circa 3 millimetri l’anno. Sempre secondo l’Enea entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione.
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Eventi meteo estremi
Alcuni dati risultano in linea con quelli di altre regioni, tra cui i dati sul cambiamento climatico che evidenziano come, tra il 2010 e il 2023, si siano verificati 11 gli eventi estremi. Si è trattato di 8 allagamenti da piogge intense, 2 trombe d’aria e raffiche di vento e 1 evento che ha causato danni al patrimonio storico. I comuni più colpiti sono Trieste e Grado.
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Le concessioni balneari
Tutto congelato, al momento, in merito alle concessioni per stabilimenti balneari. Le aree demaniali interessate rimangono 66, unitamente a quelle per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, arrivano a occupare oltre il 20 per cento della costa sabbiosa. Lignano Sabbiadoro mantiene l’83 per cento di costa occupata. Il Friuli Venezia Giulia è una delle cinque regioni, assieme a Toscana, Basilicata, Sicilia e Veneto, in cui non esiste nessuna norma che specifichi una percentuale minima di costa destinata alle spiagge libere o libere attrezzate. Legambiente, invece, proprio per tutelare i territori, chiede che la metà resti priva di concessioni.
Le sfide per il futuro
«Le coste con le lagune sono ambienti molto vulnerabili al cambiamento climatico. Il crescente stress a cui sono sottoposti richiede politiche lungimiranti e fortemente orientate alla transizione ecologica che è anche economica e culturale» sostiene il presidente regionale di Lgembiente, Sandro Cargnelutti, sollecitando la Regione a «compiere atti coerenti con la scelta fatta di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2045 e di mettere in cantiere il piano di adattamento ai cambiamenti climatici evitando così ulteriori stress agli ambienti più fragili e delicati come quelli della Laguna di Grado e Marano».