Il nono rialzo dei tassi porta il bollettino da 600 a 1.078 euro al mese. Il 5 per cento di chi ha comprato non ce la fa più
Costava in media 600 euro al mese il sogno di una casa di proprietà, per chi all’inizio dell’anno scorso ha deciso di fare il grande passo e di imbarcarsi in un mutuo da 135 mila euro. Ora, dopo nove aumenti dei tassi, l’ultimo arrivato giovedì 27 luglio, la rata è cresciuta del 79 per cento, raggiungendo quota 1.078 euro.
L’effetto è devastante per migliaia di famiglie padovane - soprattutto le 4.360 composte da giovani con meno di 35 anni - che hanno un mutuo a tasso variabile. Il 5 per cento di queste ha già smesso di pagare perché semplicemente non ce la fa. Ora sono a rischio default, che significa segnalazione alla centrale rischi e pignoramento dell’abitazione.
Sono 33 mila e 800 le famiglie padovane - tra città e provincia - che hanno contratto un mutuo prima casa a tasso variabile prima della tempesta in corso.
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Il 30 per cento di queste - segnala l’Adico, Associazione difesa consumatori - si dice fortemente preoccupata per i continui aumenti dei tassi che potrebbe quasi raddoppiare le rate. Il 21 per cento è già in difficoltà nel rispettare le scadenze e non esclude di uscire dal tunnel con una surroga o una rinegoziazione.
Il fenomeno, peraltro, è molto più esteso se si considera che non c’è solo la casa e che quasi una famiglia su due ha uno o più crediti attivi: fra casa, auto e prestiti personali, si parla di quasi 260 mila padovani.
D’altra parte l’aumento dei tassi - a ripercorrerne l’andamento - risulta spaventoso anche per chi non è coinvolto: +0,50 per cento sul mese precedente a gennaio 2022, +1,25 per cento a settembre 2022. Poi, in sequenza, aumenti a ottobre (+2), dicembre (+2,50), gennaio (+3), marzo (+3,50), aprile (+3,75), giugno (+4) e ora luglio, +4,25 per cento sul mese precedente. Ogni ritocco di mezzo punto, per chi ha un mutuo da 135 mila euro, vale 56 euro in più.
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«Qualche aggettivo per questa politica monetaria anti-inflazionistica lo abbiamo già espresso: è assurda, surreale, scellerata», tuona Carlo Garofolini, presidente dell’Adico. «Entro fine anno faremo metaforicamente i conti dei morti. Sto parlando di quei padovani che non riusciranno a pagare le rate e si vedranno la casa messa all’asta. Allora chiederemo conto alla Bce del danno sociale provocato su territorio. Siamo al nono rialzo del tasso e cosa sta succedendo all’inflazione? A Padova è a più alta del Veneto, 6,5 per cento e più alta della media italiana (6,4 per cento). Ci salviamo grazie al calo dei costi energetici, ma se guardiamo il carrello della spesa, c’è da mettersi le mani sui capelli. Nel 2023 in città la spesa costa in media 55 euro in più al mese».
«A giugno il pane è costato il 10,7% in più dell’anno scorso, latte, uova e formaggi il 13,1, oli e grassi il 16,9, la frutta l’11%. Bisognerebbe scendere in piazza a minacciare lo sciopero del mutuo. Come se ne esce? In un solo modo: ribassando i tassi fino a riportarli al livello di gennaio 2022», conclude Garofolini.