VAL DI CHY. Tra l’abitato di Alice Superiore e il lago di Meugliano, molto vicina al lago, c’è una piccola cresta di origine glaciale chiamata Costa di Canapre. Capita di passeggiarci se ci ritrova a percorrere l’itinerario dal lago di Alice a quello di Meugliano, passando per l’abitato di Alice. È un luogo speciale: dalla Costa di Canapre si gode infatti del panorama sulla bassa Valchiusella e su tutto l’Anfiteatro Morenico di Ivrea e se ne possono ammirare dall’alto le peculiarità.
castagno, albero amico dell’uomo
L’escursione si sviluppa su dolci pendenze ed è breve, ma è molto piacevole ed è didattica dal punto di vista forestale. La Costa di Canapre è ricoperta infatti da castagneti, una tipologia di bosco da sempre gestito dall’uomo e molto presente in tutto il Canavese, e in generale su tutto l’arco alpino, sul piano collinare e montano dove caratterizza un’intera fascia di vegetazione, il “Castanetum”.
Il castagno è un albero che storicamente fornisce legna e cibo e per questa ragione l’uomo ne ha favorito la presenza all’interno dei boschi. Le castagne venivano utilizzate tutto l’anno a scopo alimentare e la legna veniva prelevata per costruire vari oggetti: pali per le vigne e i frutteti e travi per i tetti. La plastica non esisteva e le popolazioni vivevano a stretto contatto con l’ambiente circostante, utilizzando le risorse disponibili (inclusa la legna! ) al meglio.
Oggi è un habitat considerato prioritario dalla direttiva Habitat dell’Ue per il suo pregio naturalistico, perché la sua storia è intrinsecamente intrecciata con la storia dell’uomo e perché a nord delle Alpi è raro. Per essere mantenuto, il castagneto ha infatti bisogno di essere gestito, ma oggi è in pericolo a causa dello spopolamento delle aree rurali, che porta ad un abbandono dei castagneti stessi, e delle conseguenze dei cambiamenti climatici, come gli incendi e la siccità.
fonte inesauribile di legname
Gli studi sul polline antico dimostrano che il castagno era già presente nelle nostre zone prima dell’avvento dell’uomo, ma solo come pianta sporadica, presente qui e là nei boschi di altre latifoglie.
Furono i greci (e poi i romani) a vederne le potenzialità e a diffonderlo. È infatti una pianta che, se tagliata, emette rapidamente dei fusti (polloni) dalla base (ceppaia) che nel giro di pochi anni formano un nuovo bosco di castagno. In pratica, le piante tagliate non muoiono, ma ricrescono molto in fretta con molteplici fusti. Il che significa che un castagneto è una fonte inesauribile di legname, risorsa locale rinnovabile. Questa modalità di gestione si chiama in gergo tecnico “governo a ceduo” e si applica anche su altre piante oltre al castagno.
I romani utilizzarono molto il legname di castagno per l’industria bellica e tendevano a diffonderlo nei territori che conquistavano. Pare che non utilizzassero molto le castagne come cibo; erano invece amanti delle ghiande. Dal Medioevo si iniziarono a mangiare castagne sistematicamente e la pianta acquisì ulteriore importanza. Rimase un elemento fondamentale della nostra dieta e della nostra cultura anche dopo l’avvento della patata e fino alla prima metà del secolo scorso, soprattutto nelle zone rurali, dando luogo a quella che venne definita “la civiltà del castagno”, fino a prima dell’avvento dell’economia che conosciamo oggi e dell’abbandono della aree rurali e montane. In questo caso l’uomo ha favorito la presenza del castagno a discapito di altre specie meno utili all’economia rurale e il castagno è stato un fedele alleato.
un bosco che va gestito
Potrebbe esserlo ancora oggi, ma troppo spesso i castagneti vengono abbandonati, con conseguenze deleterie sulle economie locali e sui castagneti stessi. Ecco perché ci capita girando per i boschi di vedere dei vecchi castagni da frutto ormai in deperimento (ad esempio nei boschi di Vialfrè) oppure dei castagni mastodontici con tanti polloni abbandonati (ad esempio a Traversella, a monte del Sentiero della Transumanza), un tempo gestiti per ottenere i pali.
Quello di Costa di Canapre è un castagneto che, fortunatamente, viene ancora gestito come un tempo: le piante si tagliano dopo un certo numero di anni (un minimo di 10, per legge) ed esse emettono già nell’anno in corso i nuovi polloni, che crescono e nel giro di pochi anni formano un nuovo bosco di castagno. I tagli vengono oggi eseguiti secondo criteri e leggi specifiche che tutelano il bosco, garantendone la rinnovazione e il mantenimento delle sue funzioni. Ad esempio, è necessario rilasciare in bosco alcune piante, la cui percentuale varia a seconda del tipo delle specie presenti, e non è possibile tagliare il bosco in tutti i periodi dell’anno. Sulla Costa di Canapre si possono vedere tagli boschivi a diversi stadi, a pochi anni dal taglio e a molti anni dal taglio. Ce ne si accorge perché con confini ben precisi i polloni sono più o meno alti: più alti per tagli eseguiti molti anni fa, meno alti per tagli eseguiti pochi anni fa.
La gestione di questo tipo di bosco è fondamentale: se non venissero tagliate, le piante di castagno nel corso degli anni invecchiando si ribalterebbero e porterebbero il bosco ad un collasso strutturale, per lasciare il posto ad altre specie in una dinamica di sostituzione naturale. Dopo tutto, senza l’uomo i castagni sarebbero solo sporadici nelle nostre aree e questa è la condizione alla quale si tornerebbe.
I castagneti sui quali si eseguono gli interventi godono di una minore incidenza di malattie e di incendi e di una maggiore longevità. La loro presenza contribuisce inoltre a sostenere le economie delle popolazioni di montagna e a far sì che le generazioni future non abbandonino questi luoghi, per una migliore distribuzione delle ricchezze e della popolazione.
Togreenther è un’associazione formata da tre ragazzi piemontesi laureati in discipline ambientali: Igor Vigna (gilet verde in foto), dottore forestale, Luisa Tartaglia Ciampi, naturalista biologa, Enrico Saraco dottore agronomo, che collaborano con il Consorzio forestale del Canavese. Per La Sentinella cureranno una pagina dedicata alla storia e alle peculiarità dei boschi canavesani. Hanno scelto di studiare la natura con la sua complessità per avere gli strumenti per tutelarla. Progettano interventi di miglioramento dei territori rurali e dell'ambiente che incentivano a rimanere sul territorio per una miglior distribuzione della popolazione e utilizzo delle risorse. Per donare all’associazione: su Satispay, cerca Togreenther – Territori Sostenibili a Vidracco, oppure con Bonifico bancario intestato a: Associazione Togreenther - Territori sostenibili causale: Sostegno alle attività dell'associazione Iban: IT 09 B 03268 30450 052624584370 Banca Sella Cuorgnè.
