foto da Quotidiani locali
FORNO CANAVESE. Una piccola produzione, le storiche vigne sulla collina di Forno, in frazione Macchia, e tanta voglia di portare avanti una tradizione cominciata sul territorio nel Medioevo e ricominciata nel 2004 grazie all’impegno di Angelo Rostagno, del figlio Gianpaolo e della nuora Daniela Basolo.
[[ge:gnn:lasentinella:12971179]]
«Nel 2004, con mio papà Angelo, abbiamo deciso di riprendere in mano le sorti delle nostre vigne per non disperdere le tradizioni vitivinicole della zona - racconta Gianpaolo Rostagno con il supporto della moglie Daniela Basolo. - Siamo partiti con pochi mezzi e poi siamo andati avanti per tirare fuori tutto il potenziale di questi vitigni, con tanto amore e tanta passione per questo mestiere. La nostra produzione si aggira intorno ai 120 quintali di uve, totalmente a bacca rossa, e le vigne sono inserite in un contesto unico per esposizione e sottosuolo. La zona era già utilizzata per la produzione di vino rosso nel 1400, poi dallo stato di abbandono in cui versavano i vigneti ci siamo messi d’impegno e li abbiamo resi nuovamente produttivi. Il 2015 e il 2022 sono state delle buone annate e le quantità contenute ci permettono di curare al meglio le nostre viti».
La qualità dei vini proposti si unisce al rispetto per la natura. «Le tipologie di vino offerte ai nostri clienti sono aumentate e migliorate con il tempo - continuano i coniugi Rostagno. - Abbiamo anche avuto la possibilità di realizzare qui dove abbiamo la nostra casa e le nostre vigne una cantina completamente interrata, nata da una vecchia struttura e fondamentale per l’affinamento. La volontà di stare radicati su un territorio difficile, senza snaturare le tradizioni delle varietà , si unisce, inoltre, ad una produzione del tutto rispettosa della natura e dell’ambiente. La soluzione di produrre senza l’uso di sostanze nocive per prevenire e curare le malattie della vite si accompagna all’utilizzo di solo letame vaccino per sostenerle e al diserbo fatto a mano. Inoltre, per ottenere un buon prodotto finale, usiamo la tecnica di lasciare pochi frutti a maturare per ogni singola vite. La nostra filosofia sposa quella di un vigneto sostenibile, che da 5 anni segue un protocollo biologico e certificato, ma anche quella di una cantina autosufficiente, che grazie agli impianti fotovoltaici produce l’energia elettrica, e che con la pulizia dei boschi circostanti ha recuperato il legname per la costruzione delle strutture e attinge l’acqua da una fontana sorgiva».
Le peculiarità dei vini derivano dalla conformazione dei vigneti: «I nostri vigneti sono situati a 600 metri sul livello del mare, caratterizzati da forti pendenze, che a volte rendono difficoltose le lavorazioni, ma durante questa esperienza - continua il patron della Cantina - ho avuto la possibilità di sperimentare e comprendere le potenzialità di questo territorio, che ritengo giusto far conoscere sia per la bellezza paesaggistica sia per la qualità e le peculiarità dei vini che qui si producono. Abbiamo recuperato e ristrutturato le opere utili a rendere il terreno nuovamente coltivabile e sfruttiamo al meglio le caratteristiche che rendono unici questi vini. Dall’escursione termica di questa zona, di cui le viti, disposte su filari larghi e luminosi e sostenuti con muri in pietra a secco, possono godere, alla presenza terreno sabbioso: è questo a dare qualità ai vini».
La produzione è anche in aumento: «Nel 2022 abbiamo prodotto tra le 8mila e le 10mila bottiglie, ma abbiamo in programma di raggiungere l’obiettivo delle 15mila nei prossimi tre anni. I nostri sono soprattutto clienti privati, mentre il 20% di essi è rappresentato da ristoratori canavesani che scelgono di puntare sulle eccellenze vinicole del nostro territorio. L’idea per il futuro è quella di sviluppare rapporti anche con clienti esteri, in modo da avere un mercato più ampio, una marginalità e un ritorno diverso».
Tra i fiori all’occhiello di Cantina Rostagno ci sono la freisa “Neve sotto le stelle” e lo spumante “31 lune”: «Il nome della freisa, presentato in purezza e affinata fino a 24 mesi, è di fantasia e ricorda un momento particolare della nostra vita - raccontano i Rostagno. - Il nostro spumante, ottenuto da uve a bacca nera, quali pinot nero e nebbiolo, vinificate in bianco e poi spumantizzate a dosaggio zero, alla prima annata, invece, prende il nome dal fatto che il vino viene sboccato dopo 31 lune in fase di tiraggio. Produciamo anche nebbiolo, chatus e riesling. Quest’ultimo, come la freisa, potrà ottenere a breve la denominazione piemontese».