foto da Quotidiani locali
TARVISIO. Restituire la qualità ambientale e la bellezza che il calcestruzzo ha sottratto al monte Lussari. La richiesta di Legambiente e Wwf regionale, Federazione nazionale ambiente e bicicletta e Italia nostra è stata inviata al ministro per i Beni e le attività culturali Gennaro Sangiuliano e a quello per il Turismo Daniela Garnero Santanchè, ma anche alla Soprintendente regionale per Archeologia belle arti e paesaggio, al prefetto di Udine Massimo Marchesiello, all’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato, ai sindaci di Tarvisio e Malborghetto Valbruna, alle parrocchie locali, al comando carabinieri Nucleo biodiversità di Tarvisio, passando per le autorità regionali, la direzione di Promoturismo, Rcs sport e Coni.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:12850919]]
La lettera, firmata dai vertici della quattro associazioni, dà conto dei tre sopralluoghi effettuati da novembre 2022 a oggi sul Lussari a oltre un mese dalla cronoscalata del Giro d’Italia che è approdata sul monte. «All’attualità, salendo con la cabinovia da Camporosso, all’uscita della stessa, l’impatto visivo sul Borgo Lussari non è quello iconico che abbiamo ammirato per molti decenni, ma è ben diverso ed è caratterizzato dall’impronta pervasiva del cemento che trasforma la bellezza del luogo – si legge nel documento –. Dispiace che le cause di questa trasformazione peggiorativa di uno dei luoghi più belli della regione, siano dovute a una competizione ciclistica. La bicicletta che è per definizione amica dell’ambiente» fanno notare.
Diverse le criticità individuate nel corso dei sopralluoghi lungo la strada. Nelle relazioni tecniche viene segnalata la presenza di due falde detritiche ben alimentate dalle pareti sovrastanti, un corridoio valanghivo e di caduta massi e dei compartimenti rocciosi poco stabili. Si fa inoltre riferimento alla contropendenza accentuata della sezione stradale, che, rilevano le associazioni, «favorirà la concentrazione di acqua tra corazzatura in cemento e il piede della scarpata di monte con conseguente erosione sia del terreno sia, a lungo andare, della corazzatura stessa».
[[ge:gnn:messaggeroveneto:12848253]]
Prima dei lavori, la strada era regolarmente percorribile sia dai mezzi di servizio che dagli appassionati di mountain bike, attualmente, segnalano gli ambientalisti, date le sue caratteristiche e l’afflusso di ciclisti con copertoni larghi solo un paio di centimetri, la strada può essere percorsa in bici solo in salita. Eppure, osservano, si segnala la presenza di ciclisti che scendono in sella, contravvenendo a un divieto.
A questa situazione, si è giunti con un iter che i firmatari del documento attribuiscono «all’assenza di confronto con le associazioni ambientaliste che ha impedito possibili mediazioni, ad esempio lo spostamento dell’arrivo di tappa nella sella sottostante, lasciando così la parte terminale, con il suo borgo, integra».
[[ge:gnn:messaggeroveneto:12816422]]
Da qui le istanze delle associazioni che chiedono alle istituzioni «di intervenire per accertare quanto eseguito in difformità con il progetto e con le previsioni del Piano paesaggistico Regionale per restituire al paesaggio sommitale, dall’arrivo della cabinovia, a discendere verso il Borgo, quella qualità ambientale e bellezza sottratta dal calcestruzzo». A partire dalla rimozione del cemento, ingiungono. L’area poi – suggeriscono – potrebbe essere completamente rinverdita, pur realizzando un percorso di collegamento di congrue dimensioni, pavimentato con materiali che meglio si integrano all’architettura del borgo e rispettino il principio di invarianza idraulica per garantire l’accesso delle persone disabili».