Le mani addosso a una carabiniera. Non gli bastava averle sputato in faccia, dandole della «donna di m....», durante un controllo ad Agordo: Amine Bendaoud l’ha palpeggiata sul seno, sulla coscia sinistra e sul sedere.
Il 25enne nato in Marocco, ma da anni in Italia con la famiglia, non avrebbe nemmeno potuto essere in giro per il paese, perché sottoposto alla sorveglianza speciale e, in pochi minuti, ha messo insieme tre reati: oltre alla violazione delle misura, resistenza a pubblico ufficiale e violenza sessuale.
Il gup Elisabetta Scolozzi l’ha condannato in abbreviato a due anni, la pena richiesta dal pubblico ministero Alberto Primavera. L’avvocato difensore Enrico Rech ha ottenuto il massimo che poteva, vista la gravità dei fatti.
Quella sera Bendaoud era stato arrestato ed è ancora detenuto nel carcere di Baldenich per questo motivo. Lo scorso 10 marzo, alle 22.55, avrebbe dovuto essere a casa, sulla base di un’ordinanza del Tribunale di Venezia della durata di 18 mesi, che prevedeva il divieto di uscire dalle 21 alle 7 e l’obbligo di non muoversi da Agordo.
Invece era in giro, aveva bevuto parecchio, oltre tutto si trovava in via 5 Maggio 1848 all’altezza del parcheggio. Persona conosciuta per tutta una serie di procedimenti penali, è stato controllato dai militari di pattuglia e subito ha dato segni di insofferenza, soprattutto nei confronti della carabiniera.
Ha cominciato a urlare e inveire, sputandole sul volto e insultandola pesantemente. È stato necessario l’intervento di un’altra pattuglia, perché il giovane era talmente scatenato da cercare di colpire tutti i militari con calci e pugni.
Mentre si dimenava, li ha anche minacciati con frasi come «ve la farò pagare, adesso so quale è la tua faccia, non sai cosa ti aspetta».
È sembrato chiaro fin da subito che cercasse il contatto fisico con l’unica donna in divisa, ma fino a un certo punto lei è riuscita a tenerlo lontano. È bastato però un momento di distrazione: Bendaoud ne ha approfittato e, con gesti improvvisi e repentini, l’ha palpeggiata.
La donna l’ha querelato il giorno dopo, ma non si è costituita parte civile nel processo per avere un risarcimento danni. L’avvocato Rech aveva in mente di patteggiare, poi in realtà è stato un rito abbreviato. Pm e giudice hanno valutato la violenza sessuale nell’ipotesi più lieve e si sono trovati d’accordo su due anni di reclusione.
