GORIZIA La giornata goriziana del registra e sceneggiatore Marco Bellocchio inizia con largo anticipo sulla premiazione serale all’Opera d’Autore. Mentre nella sala 2 del Kinemax di piazza Vittoria torna sullo schermo “I pugni in tasca”, l’opera prima di Bellocchio, il regista incontra la stampa negli spazi dell’hotel Best Western di corso Italia.
Un’ora scarsa in cui ricorda il rapporto con Sergio Amidei, incontrato al Centro di cinematografia sperimentale. «Un uomo autorevole, ma non autoritario, gran narratore, ma anche ruvido e collerico: non sopportava la mediocrità e il conformismo», ha detto Bellocchio. «Mi affascinava Sergio Amidei, perché raccontava in un modo straordinario del passato, dei registi, dei colleghi – lo ha ricordato ancora –. Era molto spiritoso». «Io ero giovane e lui aveva alle spalle il suo momento d’oro – ha aggiunto –. Ne ho compreso dopo la grandezza. L’ho conosciuto, ma purtroppo non ho mai lavorato con lui».
Il regista è ritornato anche sull’interesse per il lavoro e le tesi che Franco Basaglia aveva iniziato a sviluppare partendo proprio dall’ospedale psichiatrico di Gorizia. «Mi ha colpito molto il suo coraggio, la capacità di fare scelte molto radicali», ha spiegato.
La stessa ammirazione Bellocchio l’ha confermata ieri nei confronti di Beppino Englaro, il padre di Eluana, alla cui vicenda è ispirato “Bella addormenata”, del 2012, pure proiettato ieri nell’ambito della retrospettiva dedicata al regista. «Lo conobbi e lo considero un eroe – ha raccontato –, perché ebbe la pazienza e il coraggio di fare azioni non di protesta clamorosa».
Allora come oggi la storia, la vicenda reale, però, si fa film se «si accende un’immagine che mi interessa». «Per “Rapito” forse è stata quella di questa famiglia numerosa – ha detto – come quella in cui sono nato io e poi questa violenza oggettiva che nasce dal principio religioso. Ho sempre fatto un film per il piacere di farlo, anche se con alterne fortune. Non c’è qualcosa di cui mi debba vergognare».
Capace di rimanere aderente al presente durante tutto il suo percorso artistico, Bellocchio ieri ha parlato anche del suo rapporto con i giovani (venerdì terrà lui, nella sua Bobbio, la nuova edizione del corso di Alta specializzazione in regia cinematografica “Bottega XNL – Fare Cinema”, lo storico progetto di Fondazione Fare Cinema, di cui è presidente) e di intelligenza artificiale.
Il direttore artistico del Premio Amidei, che l’aveva accolto portandogli il catalogo della 42esima edizione in una borsa realizzata dalla cooperativa sociale La Collina, l’ha quindi portato in piazza della Transalpina e nella stazione ferroviaria per un velocissimo passaggio “oltre confine” prima dell’incontro con il pubblico, alle 18, e poi in serata il momento della premiazione. Come la proiezione serale di “Rapito”, prevista dalla programmazione originale in piazza Vittoria, la cerimonia ha avuto luogo al chiuso. Anche quella de “L’innocente” questa sera è trasferita al Kinemax, dove avrà luogo quindi pure la consegna del premio alla migliore sceneggiatura. «Nonostante l’impatto del maltempo, i numeri di questa 42esima edizione sono in linea con quelli dello scorso anno: le presenze alle rassegne sono state molto buone», ha detto ieri Longo.