foto da Quotidiani locali
Presidente Luca Zaia, c’è una ipotetica conta dei danni in Veneto?
«Siamo sui 100 milioni di euro. Ci sono interi vigneti del Prosecco a terra, frutteti funestati nel veronese, orti distrutti nel veneziano, più danni ad auto e case. Poi c’è un danno indiretto non indifferente».
Cosa intende per danno indiretto?
«Nell’era della comunicazione digitale e del real time, se sono un tedesco evito venire in vacanza in Veneto in questi giorni. Invece io faccio un appello ai turisti: venite in Veneto, il maltempo non pregiudica l’efficienza delle strutture turistiche e comunque stiamo uscendo dal periodo critico. Ci attendono giornate di sole».
La Regione cosa sta facendo in questa fase?
«Ho dichiarato lo stato di emergenza e anche quello di calamità naturale per l’agricoltura. Proviamo a pensare a quanti danni possa causare una grandinata del genere a fine luglio per certe realtà agricole».
Ha avuto contatti con il Governo?
«Ho parlato sia con il vicepremier Matteo Salvini che si è messo a disposizione, sia con il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Chiedo attenzione particolare per l’agricoltura, che paga un conto non solo immediato ma anche di danni che si perpetueranno negli anni. Faccio appello al Governo perché metta in atto misure di compensazione e di aiuto anche alle imprese devastate, con moratorie sui mutui e sui pagamenti».
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Come deve fare un cittadino per accedere ai risarcimenti?
«Gli assicurati avranno il loro percorso con l’assicurazione. I non assicurati, e comunque tutti coloro che hanno avuto danni, devono raccogliere materiale fotografico e magari anche qualche perizia per cercare di cristallizzare la situazione. Video e foto possono bastare. La procedura prevede che poi siano i Comuni a raccogliere le richieste di risarcimento. Tutti i dati, poi, vengono convogliati in Regione».
Lei pensa che il cambiamento climatico sia un problema da affrontare?
«I cambiamenti ci sono sempre stati, ma antropizzazione del pianeta con 8 miliardi di persone ha portato inquinamento, industrializzazione estrema e gestione a volte insensata. Insomma, l’uomo di certo non agevola la situazione ma la peggiora. Dunque il tema è serio».
Cosa pensa dei negazionisti del clima?
«Io credo che tra l’allarmismo del clima e i negazionisti del clima, ci sia il buon senso del clima. Di certo non possiamo nasconderci dietro gli alibi. L’inquinamento dipende da noi».
Cosa si può fare, quindi?
«A livello nazionale è fondamentale investire sulla cultura ambientale e ci tengo a ricordare che l’Italia, su questo fronte, è ben piazzata. Dall’altro lato bisognerebbe mettere in piedi una polizza catastrofale, facendo in modo che tutti i cittadini accedano a una copertura assicurativa».
Cos’è la polizia catastrofale?
«Ruota intorno al principio mutualistico, con la formazione di un fondo per indennizzare i pochi che hanno un danno vero. Io volevo farla in Veneto ma con 5 milioni di abitanti non si riesce. Servono numeri superiori: servono almeno 20 milioni di abitanti. Mi permetto però di evidenziare un aspetto».
Quale?
«Ormai abbiamo affinato benissimo il modello previsionale. E questo ci aiuta non poco».
Abbiamo visto danni ingenti anche ai pannelli degli impianti fotovoltaici. Secondo lei l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi può causare un arretramento sul fronte dell’energia pulita?
«Forse potranno esserci dei problemi ad assicurarli ma io sono ottimista: questi fenomeni meteorologici sono eventi che, ciclicamente, si ripetono. Ma non si verificano ogni anno».
Quanto è importante avere un Governo politicamente in linea in momenti come questo?
«È fondamentale ma mi auguro che ci sia una sorta di no fly zone. Spero che l’opposizione non si metta a fare politica. È una bella occasione per fare squadra»