TRIESTE. Regione e sindacati hanno apposto ieri le firme definitive sul rinnovo del contratto del Comparto unico dei 13 mila dipendenti regionali, dei Comuni e degli Enti di decentramento del Friuli Venezia Giulia. Entra in vigore l’accordo che consentirà ai lavoratori del pubblico impiego di ricevere aumenti annuali fra gli 800 e i 1.000 euro lordi. Dopo il via della Corte dei conti, l’intesa è stata sottoscritta ma parte vecchia, perché riguarda il periodo 2019-2021, con la necessità di riaprire il tavolo per discutere sul triennio successivo.
Il contratto stabilisce un aumento del 3,45% sulla parte tabellare, che produce incrementi mensili lordi di 65 euro per la categoria A, 68 per la B, 73 per la C e 83 per la D. A ciò si aggiunge la crescita da 586 a 720 euro lordi del salario accessorio annuale a decorrere dal primo gennaio 2023. Tra le novità c’è pure l’aggiornamento di una serie di indennità, da quella della polizia locale a quella per incentivare la permanenza al lavoro nei Comuni più piccoli. I dipendenti attendono ora che gli arretrati siano riconosciuti in tre tranche e i sindacati pressano perché il primo versamento sia effettuato entro settembre: il Comune di Udine ha già previsto la variazione di bilancio per coprire le erogazioni. L’ultimo elemento di carattere economico è lo stanziamento di 3 milioni all’anno da destinare ai soli dipendenti degli enti locali per ridurre il divario salariale che ancora c’è fra questi e gli assunti in Regione. L’accordo vale complessivamente 25 milioni all’anno, tra aumenti e fondo specifico per i comunali.
Il nuovo contratto sancisce anche una novità assoluta, ovvero la cosiddetta cessione solidale delle ferie. Da ora nella pubblica amministrazione del Friuli Venezia Giulia viene formalizzata la possibilità per i dipendenti di regalare giorni di ferie a un collega che abbia bisogno ad esempio di assistere un familiare ammalato. L’intesa recepisce inoltre l’accordo stralcio trovato in precedenza sullo smart working, che consente 8 giorni al mese di lavoro da remoto ai non dirigenti (12 per chi ha figli sotto i 14 anni).
«L’Amministrazione regionale – commenta l’assessore alla Funzione pubblica Pierpaolo Roberti – esprime la propria soddisfazione per la firma del contratto collettivo di Comparto del personale non dirigente per il triennio 2019-21. Ringrazio la delegazione trattante e le parti sindacali per un risultato che porterà benefici a oltre 13 mila dipendenti». La Regione ha già provveduto a rinnovare la propria delegazione trattante, confermando al vertice l’ex segretario generale del Comune di Trieste Santi Terranova. «Potremo così avviare – dice Roberti – il confronto sul contratto relativo alle annualità 2022-24».
I sindacati firmatari sono Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Ugl. «Con questa firma – dice la segretaria regionale della Cgil Funzione pubblica Orietta Olivo – si concretizza finalmente un risultato per i lavoratori in termini di aumenti e relativi arretrati. Siamo consapevoli che gli aumenti non bastano a compensare l’impennata dell’inflazione e che il risultato arriva con un anno e mezzo di ritardo, ma proprio per questo siamo pronti ad avviare da settembre il confronto sul contratto 2022-24, forti della disponibilità espressa dall’assessore Roberti».
La Cisl, con Massimo Bevilacqua e Giovanni Di Matola, parla di «lavoro lungo e faticoso, ma abbiamo trovato la condivisione più ampia possibile non solo su temi economici, ma anche su quelli giuridici per arrivare a regole comuni. Mentre aspettiamo i pagamenti sia dei tabellari che degli arretrati, a settembre saremo nuovamente convocati per iniziare la trattativa per il contratto 22-24 dove si parlerà del nuovo ordinamento professionale e progressioni di carriera con nuove regole»