Il presidente Abdel Fatah al-Sisi ha deciso di concedere la grazia a Patrick Zaki, il ricercatore dell’Università di Bologna arrestato nel febbraio 2020 e accusato dal governo egiziano di aver diffuso notizie false con un articolo scritto nel 2019 sugli attentati dell’Isis e su due casi di discriminazione nei confronti della comunità copta. Il processo, che poteva costare a Zaki fino a cinque anni di carcere, si è concluso il 18 luglio con la condanna a tre anni e 14 mesi di carcere ancora da scontare. Dopo la sentenza, l’immediata richiesta di grazia da parte del Comitato presidenziale per la grazia da cui erano trapelate notizie positive: “Abbiamo ricevuto segnali positivi dallo Stato”, ha scritto su Facebook Tariq Al-Awadi, attivista per i diritti umani e membro del Comitato che ha rilanciato la decisione presidenziale resa nota dalle autorità. “Il Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha usato i suoi poteri costituzionali ed emesso un decreto che concede la grazia a un gruppo di persone contro le quali sono state pronunciate sentenze giudiziarie, tra cui Patrick Zaki e Mohamed El-Baqer, in risposta all’appello del Consiglio dei segretari del Dialogo Nazionale e delle forze politiche”, ha scritto su Facebook un altro componente del Comitato, Mohamad Abdelaziz.
Applausi durante l’odierna seduta del Senato italiano, interrotta dall’arrivo della notizia e soddisfazione per quella che la maggioranza ha rivendicato come un importante risultato del governo e del “ritrovato prestigio nazionale grazie alla politica estera multilaterale della premier Meloni”, affermano i parlamentari di Fratelli d’Italia. Dopo la condanna, la premier Giorgia Meloni aveva assicurato che “il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia”. Ma a festeggiare sarà soprattutto la città di Bologna, dove lo aspetta la sua compagna e dove amici e attivisti avevano subito manifestato contro la decisione di condanna arrivata dall’Egitto. “E’ una grande gioia per Bologna, spero significhi abbracciarlo presto e riaverlo in città. Bisogna ringraziare anche tutti gli attivisti che si sono spesi per Patrick, Amnesty, il rettore, la professoressa Rita Monticelli, i governi che si sono succeduti e anche l’ultimo governo, che ha dialogato con l’Egitto. Per ora mi fermo qui, attendiamo altre notizie e speriamo che Patrick possa lasciare il Paese per averlo qui, è una grande gioia per Bologna, lo voglio ripetere”, ha detto il primo cittadino di Bologna, Matteo Lepore.
Solo il 5 luglio scorso Zaki si era laureato con 110 e lode all’Università Alma Mater di Bologna. Dopo la condanna emessa dal Tribunale di Mansura, Zaki era stato arrestato in tribunale in vista del suo trasferimento alla stazione di polizia di Gamasa. E i suoi legali avevano annunciato un immediato ricorso contro la sentenza: “Chiederemo al governatore militare di annullare la sentenza o di far rifare il processo come è avvenuto nel caso di Ahmed Samir Santawy“, aveva spiegato Hoda Nasrallah parlando all’Ansa. Il giovane era stato rinviato a giudizio il 13 settembre del 2021 dopo 19 mesi di custodia cautelare. A ogni udienza la custodia veniva rinnovata di 45 giorni. Dal 7 febbraio 2020 all’8 dicembre 2021 era stato detenuto in più carceri egiziane. Quando era stato scarcerato aveva ringraziato per le numerose manifestazioni organizzate per chiedere il suo rilascio. Ora chi si è speso per Zaki si augura che potrà presto tornare in Italia. “Se questo provvedimento non lo contempla, auspichiamo anche che sia abolito il divieto di viaggio”, ha detto Riccardo Noury, portavoce in Italia di Amnesty International che ha accolto la buona notizia mentre era in presidio a Roma contro la condanna. “Se ieri era un giorno catastrofico – ha aggiunto – oggi è un giorno di felicità”.
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