TRIESTE Baristi e ristoratori di viale XX Settembre chiudono con soddisfazione due settimane di tavoli sempre al completo, salutando la produzione del “Fantasma dell’Opera” dopo l’ultima replica andata in scena domenica al Rossetti. Nelle strade attorno allo Stadio Nereo Rocco invece gli esercenti non nascondono le propria «delusione» per il numero di scontrini battuti la sera del concerto dei Måneskin, «non all’altezza delle aspettative» createsi attorno allo show.
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Al Caffè Rossetti ci si prepara agli ultimi saluti con la “crew” di tecnici impegnati a smontare il palco del Fantasma. Il musical ha «segnato l’inizio di una stagione incredibile - dice il titolare, Denis Lirusso -: non si vedevano così tanti clienti da prima della pandemia». Il bar, come molti sul viale, si è attrezzato per tempo con scorte extra e, laddove necessario, personale in più.
Entrando nell’osteria Strehler si trova la titolare Adriana Biondi intenta a servire un tavolo: «Il Fantasma ha riportato in scena l’estate», dice soddisfatta. Il suo locale, come molti vicino al Politeama, lavora in base ai palinsesti del Rossetti. In inverno, con le tante rassegne teatrali, c’è sempre un bel giro di clienti.
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D’estate si procede a rilento, ma non questa: «Il locale era sempre pieno, dalla prima all’ultima replica: triestini e stranieri cenavano qui e poi andavano a teatro». Nel bar Rossetti la titolare Tamara Danieli ha «parlato inglese per due meravigliose settimane: tantissimi stranieri, persone interessanti ed eleganti». Il suo bar ha «lavorato alla grande - racconta Danieli -: acqua e caffè prima dello spettacolo, spritz e calici di vino subito dopo». Sforzando la memoria, «non andava così bene dalla messa in scena di “Cats”, quindici anni fa». Il musical, confermano gli esercenti, sembrerebbe dunque aver portato un bel giro d’affari nei locali attorno al Politeama.
La stessa soddisfazione non viene sentita dagli esercenti del rione di Valmaura, che avrebbero sperato di vendere qualche birra o qualche panino in più la sera dei Måneskin. Christian Gannusio, titolare del botteghino di frutta davanti lo stadio, per l’occasione aveva tagliato un centinaio di fette di anguria e melone, sperando di fare cosa gradita ai tanti fan in fila sotto al sole.
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«Ne ho vendute pochissime: ero fiducioso, speravo di arrotondare un po’», ammette mostrando la frutta rimasta in frigo. Il suo è un botteghino di quartiere, e Gannusio non è solito fare sorte così grandi. Le aspettative erano «altissime: una bella occasione, dopo anni duri». Il fruttivendolo s’interroga su cosa sia andato storto: sarà stata la «concorrenza» delle tante bancarelle attorno allo stadio? O forse il tipo di pubblico, soprattutto giovanissimi, dunque con minore disponibilità economica rispetto ai più adulti frequentatori abituali dello stadio?
Le cose sono andate un po’ meglio al bar Moreno, in via di Valmaura. «E ci mancherebbe, è stata una bella festa» dice la titolare Donatella Lovrecich, scorrendo gli scontrini battuti domenica: «Il lavoro non è mancato, ma l’incasso - conferma anche lei - non è stato come ai vecchi tempi». Il bar ha venduto diversi panini, ma meno birra del previsto: «Il pubblico era molto giovane, tante le famiglie: siamo rientrati nelle spese ma ci aspettavamo qualcosa di più».
«È stata una delusione» dice invece Luigi Racanelli, accompagnando nel retro del suo Buffet Arlei: decine di fusti di birra, vino, centinaia di bottigliette d’acqua rimaste invendute. Racanelli aveva riposto le sue speranze in una «serata indimenticabile» come fu per il concerto di Bruce Springsteen, quando «avevamo incassato tutti tantissimo». Invece, per la rock band del momento, «è stata una delusione» ribadisce. «Mi costa tanto ammetterlo: sono andato sotto, non mi sono ripagato neanche la merce».