L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Eni (controllata al 30% dal ministero del Tesoro), Esso Italiana, Saras, Kuwait Petroleum Italia (Q8), Tamoil Italia, Repsol Italia, Italiana Petroli e Iplom ipotizzando un’intesa sul costo della componente bio, che in base alle norme Ue deve essere obbligatoriamente miscelata con gli idrocarburi di origine fossile, realizzata attraverso la pubblicazione di informazioni su Staffetta Quotidiana. Lo annuncia la stessa Staffetta rivelando che l’Autorità ha condotto oggi ispezioni nella sua sede e in quelle delle compagnie petrolifere per accertare l’esistenza di violazioni del Trattato Ue sulla concorrenza.
L’indagine, ricostruisce Staffetta, è partita da una segnalazione pervenuta all’Antitrust il 27 marzo 2023 attraverso la piattaforma di Whistleblowing dell’Autorità. Dopo varie interlocuzioni con l’autore della soffiata, l’ultima delle quali del 5 aprile 2023, “è stato possibile ricostruire la condotta segnalata, consistente, secondo il denunciante, in un’intesa avente a oggetto la componente di costo derivante dagli obblighi di miscelazione del biocarburante nel carburante per autotrazione (“componente bio”), che verrebbe ribaltata allo stesso prezzo a tutti gli operatori di mercato indipendentemente dal costo effettivamente sostenuto da ciascuna compagnia petrolifera. Secondo il segnalante – si legge nella delibera di avvio dell’istruttoria – la pratica si sarebbe verificata costantemente negli ultimi anni e si sarebbe realizzata attraverso un sistema di annunci pubblici delle compagnie petrolifere avvenuti su “La Staffetta Quotidiana”, iniziati da Eni nel gennaio 2020″.
L’Antitrust ipotizza quindi “un coordinamento tra le parti al fine di limitare il reciproco confronto concorrenziale e di fissare in modo coordinato un’importante componente del prezzo del carburante per autotrazione rappresentata dal costo della componente bio connessa agli obblighi di legge che, a oggi, prevedono una quantità minima pari al 10% del totale del carburante immesso in consumo”. L’intesa, si legge nell’istruttoria, “potrebbe risalire quantomeno al primo gennaio 2020, data del secondo articolo pubblicato sulla Staffetta Quotidiana, che dà conto di un aumento della componente bio da parte di Eni ed espressamente cita questa società come fonte dell’informazione”. L’aumento in questione, scrive ancora l’Antitrust, “risulta ben superiore all’aumento derivante dall’incremento della quota d’obbligo (passata dal 1° gennaio 2020 dall’8% al 9%)”.
Secondo l’Autorità “l’articolo del gennaio 2020 sembrerebbe riportare un annuncio di aumento del prezzo da parte di Eni che dà il via all’intesa ipotizzata: Eni, attraverso la Staffetta Quotidiana, sembra, infatti, lanciare un messaggio ai concorrenti invitandoli ad apportare aumenti “in linea” con i propri”. Tanto che, si legge ancora, “sulla base dei dati disponibili, si è potuto constatare un parallelismo nell’attuazione degli aumenti da parte” delle altre compagnie, nonché “un valore della componente bio molto simile (in gran parte dei casi del tutto identico) nel corso degli ultimi anni”. Infine, visto che l’obbligo di immissione in consumo di biocarburanti fa riferimento ad un “quantitativo minimo”, l’Autorità non esclude “che il coordinamento possa aver coinvolto anche il quantitativo di biocarburante da immettere in consumo che sembra essere per tutti pari al quantitativo minimo richiesto per legge”.
L'articolo Indagine dell’Antitrust su Eni e altre 7 compagnie. Prezzi dei carburanti truccati da almeno 3 anni proviene da Il Fatto Quotidiano.