«Ho iniziato il mio impegno politico dopo la strage di via D’Amelio a pochi giorni dalla morte del giudice Falcone». È il primo pensiero che la premier Giorgia Meloni esprime a voce alta davanti ai cronisti. E lo fa da Palermo, dove è atterrata di buon mattino per le celebrazioni dei 31 anni dalla morte di Borsellino e della sua scorta. «Quell’esempio rimane l’elemento più simbolico» che ha dato l’impronta alla suo esordio in politica. La guerra alle mafie è il filo rosso che unisce l’impegno del premier da giovane militante fino alla presidenza del consiglio.
«Il senso di oggi qui non è solo quello della memoria – chiarisce Meloni – la memoria ha senso se si raccoglie il testimone, se si è alleati con chi combatte la mafia». Inquirenti e forze dell’ordine devono considerare il governo italiano al loro fianco in tutto perché «siamo convinti che la battaglia contro la mafia si possa vincere».
Il presidente del Consiglio ha presieduto nella sede della Prefettura di Palermo il Comitato per l’ordine e la sicurezza, alla presenza del ministro Piantedosi e dei vertici delle forze dell’ordine e del Palazzo di giustizia. Un chiaro messaggio di pragmatismo, lontano dalla retorica. Prima, in forma privata e lontano dai flash dei fotografi, la premier ha fatto visita alla caserma Lungaro per rendere omaggio al giudice Paolo Borsellino e agli agenti di scorta.
«Sono stata qui per capire cosa altro serve per aiutare a combattere le mafie». Meloni ricorda con soddisfazione il colpo inferto a Cosa Nostra durante i primi mesi di governo: oltre 1000 arresti e la cattura di 29 latitanti. «Un lavoro straordinario», dice. Il governo – ripete – farà di tutto per essere al fianco di chi tutti i giorni è in trincea. Per questo, esprime stupore (e sdegno) per quanti hanno messo in discussione “perfino” questo. «Ci sono giorni, come questo, in cui non devono esistere divisioni, non si devono fare polemiche, inventate, peraltro. Perché non fanno bene alle istituzione ma a chi stiamo combattendo».
Meloni anticipa i cronisti sulle ricostruzioni fantasiose della stampa in merito alla non partecipazione alla fiaccolata. «Ho letto che non andrei per paura di contestazioni, per ragioni di ordine pubblico. Ma chi dovrebbe contestarmi? La mafia, certo. Solo la mafia mi può contestare». L’azione dell’esecutivo non lascia dubbi. «Non mi pare ci sia stata nessuna forma di allentamento in tema di lotta alla criminalità organizzata, anzi. Se qualcuno vuole venire a contestare sono i mafiosi, ma io non sono mai scappata in tutta la mia vita».
Meloni ricorda ai distratti il primo atto del governo per mettere in sicurezza il carcere ostativo. La mancata partecipazione alla fiaccolata, alla quale Meloni è stata presente ogni anno, è dettato dalla agenda. «Ho preferito fare la cosa più istituzionale. Se avessi partecipato solo alla fiaccolata mi avrebbero detto che non è la cosa più istituzionale». Il caso Nordio? Una tempesta in un bicchier d’acqua. «Nordio ha risposto a una domanda in tema di concorso esterno in associazione mafiosa, ma lui stesso ha detto che non era una cosa prevista nel programma di governo. E infatti non c’è stato alcun provvedimento».
Poi la notizia dell’incontro con Manfredi, il figlio del giudice ucciso. «Ho incontrato Manfredi Borsellino, che mi ha donato un ritratto di Paolo», racconta emozionata. «Mi ha fatto molto piacere, mi ha ringraziato per esserci e io voglio ringraziare lui». Il pressing dei giornalisti alla ricerca del titolo polemico non colpisce nel segno. Un commento alle parole di Marina Berlusconi sulla giustizia? Poco da dire. «Con tutto il rispetto, non posso considerare Marina Berlusconi un soggetto della coalizione. Nel senso che non è un soggetto politico». E ancora: «Posso camminare a testa alta. Non sono mai scappata in vita mia. Particolarmente, non lo faccio quando si parla di mafia. Sono qui oggi e sarò qui sempre quando c’è da combattere la mafia».
L'articolo Borsellino, Meloni: “Sono qui per raccogliere il testimone. Le polemiche fanno bene solo ai mafiosi” (video) sembra essere il primo su Secolo d'Italia.