Nonostante la carenza di aule, nelle università di Trieste e Udine aumentano i posti a Medicina. In regione, dal prossimo anno accademico si passerà da 330 a 360 matricole. Udine è pronta ad accogliere 160 nuovi iscritti al corso di laurea magistrale – finora il numero chiuso era 150 – e 10 in più a Infermieristica, mentre a Trieste il numero chiuso di Medicina passa da 180 a 200.
In entrambi i casi l’aumento avrebbe dovuto essere più alto anche perché il Ministero dell’università, per fronteggiare la carenza di medici su tutto il territorio nazionale, ha proposto agli atenei un aumento del 30 per cento dei posti, ma i rettori, dopo aver valutato la situazione logistica, si sono resi disponibili ad accettare poco più del 10 per cento.
«Non abbiamo aule da 160 posti» fa notare il coordinatore del corso di Udine, Bruno Grassi, nel ricordare che negli ultimi 10 anni il corso di Medicina dell’ateneo friulano è passato da 90 a 160 posti, mentre il numero dei docenti è sceso del 10 per cento. «Con tutta la buona volontà del mondo – spiega il rettore dell’università di Udine, Roberto Pinton –, rispondiamo alla chiamata facendo i passi giusti. In questi casi consideriamo sempre la necessità di costruire professionalità adeguate» continua il rettore citando, a esempio, gli accessi ai tirocini nel polo ospedaliero. Pinton distingue le problematiche di Medicina e Infermieristica anche perché, al momento, la propensione a iscriversi a Infermieristica è in calo.
«Sono numeri contenuti, ma non potevamo fare altrimenti. Il cantiere per la realizzazione della nuova sede di Medicina è partito e una volta ultimato avremo a disposizione aule con 200 posti» insiste Pinton, rendendosi disponibile, se sarà necessario, ad adeguare i numeri. «Questa progressione – ripete il rettore – va fatta in termini di qualificazione della formazione che non deve risentirne».
Analoga la tesi del rettore dell’università di Trieste, Roberto Di Lenarda: «Abbiamo gli stessi problemi logistici di Udine – conferma – stiamo facendo un sforzo sopra il limite di quello che le attuali strutture ci consentono». Pure l’ateneo triestino si prepara a investire nella realizzazione di nuovi spazi finanziando le opere in parte con fondi propri, in parte con i piani straordinari di edilizia universitaria. «Stiamo aspettano le risposte dal ministero» sottolinea Di Lenarda, nel far notare che alcune opere rientrano negli investimenti del sistema sanitario regionale. Il programma di estensione degli spazi non si concluderà in tempi rapidi e questo è un dato di fatto.
Inutile dire che la formazione dei medici, distribuita su sei anni di corso più la specializzazione, viene effettuata nell’ambito dei poli ospedalieri e anche questo aspetto richiede disponibilità di spazi. Trieste come Udine punta sulla qualità dei percorsi formativi: «Il nostro obiettivo – fa notare Di Lenarda – è non abbassare il livello della formazione, su questo corso abbiamo investito molto approvando una nuova programmazione». Entrambi i rettori si soffermano sulla tempistica, piuttosto breve, concessa dal ministero per decidere se aumentare o meno del 30 per cento il numero chiuso di Medicina. È chiaro che la richiesta è determinata dalla cronica carenza di medici che ha già messo in crisi il sistema sanitario nazionale, ma gli sforzi fatti da Udine e Trieste non potevano andare oltre. Complessivamente, nel prossimo anno accademico, il numero chiuso di Medicina aumenterà di 4 mila unità.