Il cambiamento climatico esiste e, con buona pace dei negazionisti, i suoi effetti non solo si fanno sentire ormai in ogni angolo del pianeta, ma stanno già condizionando molti aspetti della vita. Mai prima d’ora, per esempio, si era reso necessario istituire nei Pronto soccorso il “codice calore”, un percorso dedicato, suggerito dal Ministero della Salute, da individuare sin dal triage all’ingresso del Pronto soccorso, per indirizzare i pazienti colpiti dagli effetti negativi del gran caldo a un’assistenza immediata che prevenga il repentino aggravarsi della situazione.
«Ovviamente è un percorso che a cascata coinvolge l’intera organizzazione dei servizi sanitari, ospedalieri e non» sottolinea il direttore generale del Policlinico padovano Giuseppe Dal Ben che ha dato immediato corso alle indicazioni ministeriali per riorganizzare i reparti di Emergenza, sia in via Giustiniani che al Sant’Antonio.
La prospettiva per il futuro, però, si apre anche a nuovi scenari: «È stato recentemente pubblicato uno studio sulla rivista Nature Medicine in cui si evince come la temperatura media sia passata negli ultimi venti anni da 19 a 22 gradi» sottolinea il direttore del Dipartimento Medicina dei Sistemi Roberto Vettor, «ed è un dato destinato ad aumentare negli anni con inevitabili effetti sulla salute. Non solo: il 2022 che è stato l’anno record per il caldo, ha registrato anche un numero record di decessi (60 mila vittime in Europa, ndr). Se oggi può bastare un aggiornamento dell’organizzazione dei servizi, in futuro saranno i contenuti dell’assistenza sanitaria a dover trovare nuove risposte e sempre più connesse con quanto accade a livello di cambiamenti climatici, per questo» rilancia il professore, «possiamo parlare di Medicina ambientale».
In un futuro ormai prossimo, il cambiamento climatico si affermerà sempre di più come fattore di rischio, non solo per l’ambiente ma anche per l’uomo, in una spirale da cui sarà difficile sfilarsi.