Nulla da ridire sul luccio, o la psina, ma il fritto misto di mare che ci azzecca con la pianura d’acqua dolce? E le cozze? A domandarselo è Confesercenti che, definitivamente sciolto il sortilegio del Covid, torna a censire fiere e sagre della provincia di Mantova per sollecitare le amministrazioni a un controllo più rigoroso su quanto si apparecchia sotto i loro cieli.
La stima? Centottantotto fiere e sagre all’anno, concentrate nei mesi estivi, per un totale di settecentotrentadue giorni. L’equivalente di due anni compressi in una sola stagione. Ed è una stima cauta, al ribasso, perché la norma regionale in materia ha maglie molto larghe, e gli eventi dei poli fieristici alimentano un calendario altro rispetto all’elenco generale.
Ostilità selettiva
«Confesercenti non è contraria alle sagre in quanto tali, a prescindere – premette il vicepresidente Stefano Solci, che rappresenta anche la categoria dei ristoratori – Quando le sagre esprimono un valore aggiunto attraverso la promozione delle tipicità del territorio, magari in occasione di specifiche ricorrenze, allora non abbiamo nulla da eccepire. Il problema è che la maggior parte degli appuntamenti non ha una connessione col territorio, ma risponde a una logica di speculazione».
Eccolo il nodo, la concorrenza sleale – magari inconsapevole e senza malizia – di associazioni di volontariato no profit, anche con scopi nobili, comitati e organizzazioni assortite che per autofinanziarsi imbandiscono tavolate. «È un modo di raccogliere fondi, ma ai pubblici esercizi non è concesso di fare economia con il personale volontario – osserva Solci – Cosa vorremmo? Che le amministrazioni facessero da filtro e controllassero meglio quello che succede. Molti ristoranti di paese hanno già alzato bandiera bianca, e nei giorni di sagra preferiscono chiudere. Lo ripeto, Confersercenti collabora con tante manifestazioni che valorizzano le comunità e richiamano turisti, ma va messo un freno a tutto ciò che è speculazione, stoppando chi approfitta delle maglie larghe della legge regionale ».
Fatta le legge
Nel 2016, sull’onda di una petizione promossa proprio da Confesercenti, la Regione disciplinò lo svolgimento di sagre e fiere sollecitando le amministrazioni comunali a compilare ogni anno, entro il 30 novembre, un calendario con gli appuntamenti autorizzati per l’anno successivo, coinvolgendo le associazioni di categoria. Così per incoraggiare una programmazione ordinata e scoraggiare la concorrenza sleale da parte di organizzatori improvvisati.
Peccato che chi contravviene all’obbligo di presentare il calendario non rischi nulla, e dal 2019 la Regione consenta di aggiornare l’elenco anche in corso d’opera, durante tutto l’anno, oltre il limite del 30 novembre. Peccato «che il coinvolgimento delle associazioni di categoria sia stato avviato dalle amministrazioni locali a macchia di leopardo» annota Confesercenti.
Trovata la falla
Calendario o meno, aggirare le linee guida della Regione è semplice come un gioco di parole, basta una piccola acrobazia semantica: è sufficiente che gli amministratori cataloghino un evento come “manifestazione” per sottrarla all’obbligo previsto per sagre e fiere. Ecco perché la stima di Confesercenti è al ribasso, al di là dell’elenco parallelo per i poli fieristici di Gonzaga e PalaUnical (già PalaBam e Arena Grana Padano). Elenco speciale in cui il Comune di Curtatone è riuscito a inserire anche la festa del riso apparecchiata sotto la nuova tensostruttura delle Grazie.
«Sì, è vero che sagre e fiere contribuiscono a rendere più vivaci le serate estive, ma il loro svolgimento indiscriminato finisce con il danneggiare chi esercita tutto l’anno l’attività di ristorazione professionalmente, mantiene posti di lavoro stabili e contribuisce alla fiscalità del sistema – torna alla carica Solci – A differenza di sagre e fiere, senza regole chiare sugli obblighi del personale e con blandi controlli igienico sanitari».
Il vicepresidente di Confesercenti si appassiona fino a puntare l’indice contro le “sagre selvagge” e i “mangifici approssimativi”: «Ogni evento di questo genere dovrebbe essere calendarizzato preventivamente, in ossequio a quanto disposto da Regione Lombardia, e dovrebbe aprirsi un confronto con le associazioni di categoria per evitare iniziative organizzate da soggetti che, di fatto, rappresentano vere e proprie aziende ombra della ristorazione godendo di una fiscalità agevolata».
In tempo di crisi
Ad annuvolare gli animi è anche l’orizzonte attuale, su cui continua a premere e soffiare la crisi, con l’aumento dell’inflazione e il calo dei consumi: «Il settore è in forte difficoltà – scandisce Solci – è ora di far rispettare le norme».