foto da Quotidiani locali
«In Russia gli ultimi avvenimenti sono assolutamente sbalorditivi, la milizia Wagner è nata e cresciuta con l’avvallo del potere centrale ed è difficile pensare a cosa abbia mosso Yevgeny Prigozhin ad agire in quel modo anche se, da un po’, faceva sapere di essere irritato con i vertici dell’esercito perché gli sono evidenti le falle dell’organizzazione militare.
Sciaguratamente ha avuto un sacco di vittime tra i suoi volontari, ma che arrivasse a tanto è sconcertante». Rosanna Giaquinta, fino a pochi anni fa, docente di Lingua e letteratura russa all’università degli studi di Udine, conosce molto bene la Russia, da dove è rientrata da poche settimane. La sua esperienza le consente di raccontare e interpretare, a titolo personale, la situazione.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:12875507]]
L’analisi
«Sono stata in Russia dalla metà di dicembre ai primi di marzo, ma forse la situazione si capisce meglio da lontano perché dentro il Paese c’è solo propaganda» afferma la docente nel definire l’azione della Wagner un «atto inatteso».
L’esperta stenta a credere che gli oligarchi russi possano aver spinto Prigozhin a reagire contro Putin, stenta a crederlo perché «gli oppositori del regime sono in galera» e l’opinione pubblica è dalla parte di Putin.
La professoressa non parla di guerra civile proprio perché fatica a immaginare nuove avanzate della Wagner al punto da riuscire a scardinare Putin dal suo trono: «Sarebbe troppo bello per essere vero» spiega prima di aggiungere: «Non credo che Prigozhin possa essere la testa d’ariete per fare breccia nella corazza putiniana anche perché, lo ribadisco, l’opinione pubblica, negli ultimi 20 anni, ha subito il lavaggio del cervello e sta con Putin».
In Russia, ricorda la docente, «ci sono poche teste pensanti, se non sono finite in galera hanno paura. Per come è stata raccontata la storia la popolazione non ha alcun dubbio: le menzogne che vengono raccontate sugli Ucraini sono ripugnante».
Riservandosi di consultare fonti diverse da quelle ufficiali, la professoressa si è detta convinta che da parte della Wagner si è trattato di un’azione suicida e a chi le chiede «come andrà a finire?» lei risponde con un grande punto interrogativo.
«Trattandosi di una cosa talmente inattesa diventa difficilmente spiegabile, l’unica ipotesi possibile è che Prigozhin sta subendo molto perdite, è già un bagno di sangue». Giaquinta descrive la Russia come un Paese «capacissimo di azioni autolesionistiche».
Concreta nei giudizi, la docente non si lascia andare neppure a facili auspici sulla pace proprio perché conosce molto bene la realtà russa. «Entrambe le parti, Russia e Ucraina, si dimostrano poco inclini a parlare di pace: l’Ucraina si dice pronta a farlo se la Russia si ritirerà dai territori occupati, da parte sua Putin replica dicendo i territori occupati sono della Russia e quindi non si va da nessuna parte. Anche se sarà messo alle strette dubito che Putin diventi ragionevole».
La professoressa ammette di avere «una visione pessimistica nei confronti della Russia, che ha un raro talento per fare cose terribili a se stessa. Questa situazione è molto triste». Mentre Giaquinta commentava la situazione, i media parlavano di «guerra civile» salvo poi riferire del blocco della Wagner dopo la trattativa gestita da Lukashenko, il presidente bielorusso.
«Anche molti russi che vivono a Udine – continua la docente dell’uiversità friulana – sono favorevoli a Putin, lo sono perché il presidente ha portato tranquillità nel Paese. Fino a due anni fa la Russia era un Paese molto più sicuro rispetto alla situazione presente negli anni Novanta quando ammazzavano un banchiere o sedicente tale al giorno.
Anche la situazione economica è migliorata nonostante la forbice tra i più poveri e i più ricchi continui ad aprirsi. In questo modo Putin si è guadagnato la fiducia di gran parte della popolazione e ha iniziato a far leva su tutti gli aspetti più truci del nazionalismo».
Questa situazione diventa ancora più incredibile quando un occidentale, come la professoressa, arriva di questi tempi a Mosca o a San Pietroburgo: «È incredibile perché nel Paese sembra non sia successo niente, la gente non parla della guerra. L’immagine che offre la società russa è un’immagine tranquilla».
La docente si rattrista pensando all’enorme potenziale umano di quel popolo che, nonostante ciò, riesce a fare cose terribili». Putin, sempre secondo la professoressa di Lingua e letteratura russa, «è un capo di Stato molto abile a far credere qualsiasi cosa a un popolo molto ingenuo al quale racconta un’altra storia».
I russi in Friuli
Anche Lia e Andrei Sinizyn, la coppia moscovita, residente a Udine da oltre cinque anni, guarda con attenzione alla situazione russa. «Siamo preoccupati per i nostri parenti e per gli amici ancora a Mosca, non hanno informazioni, vedono solo che stanno bloccando le strade verso le città già occupate dalla Wagner» ha riferito Andrei sabato 24, prima che i convogli della Wagner si fermassero a 200 chilometri da Mosca.
«La gente avverte insicurezza e il Governo cerca di calmarla anche se, al momento, la vita va avanti regolarmente» ha ripetuto Andrey Sinizyn, il programmatore che non ha alcuna intenzione di rientrare nel suo Paese d’origine.
«Inviamo sempre i nostri genitori a raggiungerci in Italia, ma per loro sarebbe un cambiamento troppo radicale e si rifiutano di farlo» continua il moscovita nel rivelare che gli è impossibile immaginare il suo futuro nel Paese dove è nato. «Sono preoccupato per i miei cari e i miei amici – ribadisce –, molti sono partiti verso la Turchia e il Kazakistan». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
