TRIESTE. Dall’altra sera è il giocatore triestino che ha vinto più scudetti da 50 anni a questa parte. Per eguagliare Giulio Iellini, che di tricolori ne vinse cinque cominciando la collezione a Milano nel 1964-65, Stefano Tonut - 30 anni il prossimo novembre - ha tutto il tempo. Più complicato ancora raggiungere Gianfranco Pieri che all’ombra della Madonnina di triangoli sulla maglietta ne ha cuciti nove in carriera. Fuori categoria, ovviamente, Cesare Rubini, “Principe”non per caso, con 15 campionati vinti tra parquet e panchina. Intanto, Tonut con i suoi tre tricolori - due a Venezia, questo a Milano - ha staccato i plurivincitori più recenti, la sua guida in azzurro Gianmarco Pozzecco e Sandro De Pol che di titoli in carriera ne hanno conquistati due.
E papà Alberto, pur campione d’Europa con la Nazionale nel 1983, in Italia rimase a zero tituli. Tutta colpa proprio di Milano che “scippò” il titolo alla Livorno di Tonut senior...
No. Ha vinto tre scudetti anche lui. Se sono arrivato a tutto questo è grazie alla mia famiglia. è come se avesse giocato al mio fianco, ogni partita.
Milano ha bissato lo scudetto dell’anno scorso. Un uno-due che nel basket italiano mancava da un bel po’.
Ne eravamo consapevoli. Non c’è mai niente di scontato, ripetersi è tremendamente difficile. Il gruppo era stato bravo l’anno scorso, ci è riuscito nuovamente e io sono felice di essere entrato a farne parte.
Una stagione non semplice. Da Mvp del campionato con un largo minutaggio alla Reyer Venezia all’Olimpia dove la concorrenza è maggiore e si rischia, come è successo, di vedere molto meno il parquet.
Sono andato a Milano consapevole dell’esperienza che mi attendeva. Sapevo che avrei potuto trovare difficoltà, non necessariamente per colpa mia ma perchè arrivavo in una realtà di altissimo livello, con una grande concorrenza interna. Non sono arrivato ignorando tutto questo, l’avevo messo in preventivo.
Un adeguamento che è un cambiamento.
Avevo scelto io di fare un’esperienza diversa dalle precedenti, volevo mettermi alla prova e crescere ancora. Ho imparato ogni giorno, sia dai compagni che dallo staff, sia nella preparazione fisica.
Anche se il minutaggio non è stato più quello delle altre stagioni.
Mi è successo di giocare poco ma è capitato anche ad altri miei compagni. In una stagione che prevede impegni di Eurolega e di campionato ad alto livello, tra infortuni e periodi no di certi elementi, ogni pedina della rosa diventa importante. Ci si ricorda delle ultime partite ma il senso di una stagione è nella consapevolezza di aver cercato di essere utile sempre. L’approccio giusto è mettere le esigenze della squadra davanti alle proprie.
In una squadra con tante stelle non è semplice.
Ma proprio per questo motivo dopo la vittoria sulla Virtus Bologna che ci ha dato lo scudetto avete visto tutti i giocatori della rosa di Milano festeggiare. Anche chi è rimasto fuori dai dodici a referto per scelta tecnica. Questo scudetto appartiene a tutti.
Biligha è passato da collezionista di n.e. a pedina tatticamente importante. Datome 12 minuti di impiego medio in stagione (per Tonut 14 ndr)e Mvp della “bella” scudetto.
Appunto. Questo è il significato di una vittoria. Ho avuto la fortuna nella mia carriera di trovarmi in un gruppi fantastici. E non mi riferisco solo al valore tecnico ma anche alla qualità delle persone. A Venezia, dove ho condiviso due scudetti, a Milano.
E adesso tra qualche settimana l’attende un altro gruppo.
Anche in Nazionale ho il piacere di sentirmi circondato da amici prima che da compagni. A prescindere dal risultato si sta bene insieme. E vivere uno accanto all’altro per un mese e mezzo d’estate potrebbe risultare pesante in un altro contesto ma con questa Nazionale non mi dispiacerebbe nemmeno se fosse un periodo più lungo.
E intanto la sua Trieste prepara la serie A2.
Ho sempre la speranza che in qualche modo riesca a restare in A...La mia A2 è un bel ricordo, mi ero divertito perchè con quel gruppo eravamo riusciti a riportare il pubblico al Palasport. Non è un campionato semplice perchè vedo che la concorrenza è agguerrita, tra Verona, Udine, Cantù e altre ancora. Come sempre sarà fondamentale trovare la giusta chimica nella squadra, a questo punto dipende dalle mosse della proprietà della Pallacanestro Trieste.
