OZEGNA
Le preghiere cadenzate ed il solenne salmodiare del coro si sono sparsi mercoledì sui campi attraversati dai fedeli nel loro lento procedere. In circa 300 hanno aperto la via, lungo il percorso dalla chiesa parrocchiale di Ozegna fino al santuario della Madonna del bosco, all’immagine sacra della Vergine sorretta, con possenti stanghe di legno, da portatori e attorniata dal vescovo d’Ivrea, monsignor Edoardo Cerrato, dal pievano di Ozegna, don Luca Meinardi, e da sacerdoti della diocesi. A chiudere la processione una trentina di sindaci giunti da tutto il Canavese e le bandiere e i gonfaloni delle associazioni.
Così la diocesi e la comunità di Ozegna hanno voluto celebrare il 4° centenario dall’apparizione della Madonna a un giovane che fu miracolato. Una celebrazione solenne e sentita, che ha acceso un faro sul santuario della Madonna del bosco, un luogo caro sia per la devozione profonda di molti fedeli che pregevole da un punto di vista architettonico, inserito in un contesto paesaggistico e considerato uno dei luoghi del cuore sul territorio. La comunità di Ozegna si è impegnata al meglio per preparare questa celebrazione che avviene una volta ogni cento anni. «È motivo di felicità essere qui, in questo quarto centenario dell’apparizione della Vergine, perché onorare la Madonna e pregarla significa chiedere il suo aiuto affinchè possiamo vivere come cristiani» ha detto ai presenti prima dell’avvio del corteo don Meinardi. Al fianco del pievano monsignor Cerrato ha precisato: «Una presenza così significativa di Maria fa sì che questo momento riguardi l’intera diocesi».
Dal cielo gli ultimi raggi del primo tramonto d’estate, mercoledì 21, scaldavano i colori del sacro dipinto ed i campi, che erano boschi al tempo del miracolo che guarì dall’afasia il giovane Guglielmo Petro, parevano riappropriarsi, al passaggio dei pellegrini, di un’aura di pace. Una magica serenità, intrisa di gioia, che si raggiunge solo nei momenti di intensa spiritualità. Per l’occasione erano state disposte anche file di sedie di fronte all’ingresso del santuario per accomodare i fedeli che hanno presenziato alla funzione officiata dal vescovo d’Ivrea. All’interno della splendida e gremita chiesa, il cui altare barocco si erge nel punto esatto dove la Madonna apparve in vesti candide al giovinetto, gli effluvi d’incenso e le voci del coro, composto da elementi provenienti da Ozegna, Agliè, Cuceglio, Pont Canavese e San Giorgio, hanno contribuito a conferire ancora maggiore intensità alla devozione dei fedeli raccolti in preghiera. «Siamo qui, sotto lo sguardo di Maria che, restituendo la parola ad un ragazzo, ha mostrato a tutti, e non solo in quel tempo, il suo cuore di madre», ha esordito monsignor Cerrato nella sua omelia. «Quando Gesù, pochi istanti prima di spirare, affidò Giovanni a sua madre quest’ultima accolse lui e tutti coloro che egli rappresentava: da quel momento ella divenne madre di tutti noi, della Chiesa, che nasce dunque come una madre. In tutte le epoche è stato un continuo fiorire di preghiere e di lodi ed ancora oggi preghiamo con un’antichissima vocazione nata in Oriente: sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa madre di Dio», ha detto. Il vescovo ha quindi ricordato la fervida devozione di cui sono intrise le preghiere del monaco e teologo cristiano Bernardo di Chiaravalle: «Guarda la stella, invoca Maria. Seguendo lei non puoi smarrirti, pregando lei non puoi disperare, se lei ti tiene non cadrai, se lei ti protegge non avrai paura, se lei ti è propizia giungerai alla meta». «Noi guardiamo la stella che quattro secoli fa si è accesa nel cielo di Ozegna toccando questa zolla di terra e rendendola benedetta», ha proseguito il prelato. «Sono tanti i santuari a lei dedicati nel Basso e nell’Alto Canavese e tutti, indistintamente, custodiscono i segni della riconoscenza dei figli nei confronti della Madre, ma là dove vi fu un’apparizione il luogo porta in sé un sentimento speciale foriero di una gioia speciale».
Suggestiva è stata quindi la citazione dei versi in piemontese della poesia La Consolà che il poeta dialettale Nino Costa dedicò alla Consolata, patrona di Torino. «Ave Maria è il nostro saluto più bello - ha concluso Cerrato -. Siamo qui a dirti in nostro amore filiale e a rinnovare la consacrazione al tuo cuore immacolato del vescovo, dei preti, dei diaconi, dei consacrati. Ti affidiamo tutte le nostre comunità, sostieni i laici, gli sposi, i padri e le madri, i figli. Sostieni tutti nell’amore alla vita e nel difenderla e custodirla dal suo sorgere al naturale tramonto. Rafforza l’amore fra l’uomo e la donna ed il valore irrinunciabile della dimensione materna e paterna».
Parole di gratitudine sono state pronunciate da don Meinardi verso monsignor Cerrato per l’ottenimento dell’indulgenza plenaria e della benedizione papale per i pellegrini giunti al santuario. «Da mesi siamo invitati a camminare insieme sulla strada della storia e allora dico grazie a tutti i collaboratori parrocchiali per il loro lavoro in quest’anno in preparazione delle celebrazioni», ha sottolineato il pievano, che poi ha aggiunto: «Nella sua infinita misericordia il Signore ha voluto benedire questa terra con la manifestazione, 400 anni fa, che vogliamo continuare a sperimentare nei frutti che porta nelle nostre vite. La più grande e vera devozione che possiamo tributare alla Vergine è ascoltare e vivere il vangelo di Gesù». La liturgia si è chiusa con la benedizione papale impartita da monsignor Cerrato.
Fuori del santuario, l’evocativo spettacolo di video mapping sulla sua facciata che in queste sere ha attirato molti curiosi al tramonto. Lo spettacolo è stato preceduto dall’apparizione dell’immagine del sindaco di Ozegna, Sergio Bartoli, che ha salutato concittadini e ospiti rivolgendo espressioni di soddisfazione e compiacimento per quanto è stato fatto in questa solenne ricorrenza. PAOLO AIROLDI
