TRIESTE. A un anno e mezzo di distanza dalla scomparsa di Liliana Resinovich, la Squadra mobile ha sequestrato i telefoni cellulari del marito della 63enne, Sebastiano Visintin, e dell’amico Claudio Sterpin.
Dopo una settimana dalla decisione del gip Luigi Dainotti di non archiviare il caso disponendo un supplemento di indagine, la Procura e la Squadra mobile si sono quindi messi subito in moto per dare seguito agli approfondimenti indicati dal giudice nella sua ordinanza.
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La nuova perizia
La Procura, come confermato mercoledì dal procuratore capo Antonio De Nicolo, ha già individuato il professionista a cui affidare la nuova perizia medico-legale: la relazione del nuovo consulente - che è di fuori Trieste e che il cui nome verrà comunicato dalla Procura non appena il medico assumerà l’incarico - sarà certamente una delle colonne portanti su cui si baserà poi la decisione finale del giudice. Sarà il medico legale individuato ora dalla Procura a decidere se sia necessario o meno riesumare il corpo di Liliana.
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Il sequestro dei telefonini
Tornando ai telefoni cellulari di Visintin e Sterpin, nel corso delle indagini era già stata acquisita copia forense del loro traffico telefonico, ma i dispositivi erano stati lasciati nella loro disponibilità, anche per poterli intercettare. Cosa che è stata fatta.
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Ora il sequestro materiale dei due telefoni servirà a dare atto all’indicazione di Dainotti di «acquisizione e analisi di tutti i dispositivi telefonici e account in uso ai soggetti vicini a Liliana Resinovich».
L’analisi dei dispositivi consente di acquisire altri nuovi elementi, confermandone altri.
Repertato il frammento di un gioiello
Nelle ultime ore, inoltre, la Polizia scientifica ha repertato alcuni oggetti che una giornalista di Rai2 ha trovato nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico, a pochi passi da dove il 5 gennaio del 2022 è stato trovato il corpo della donna. Si tratta del frammento dorato di un braccialetto o di una collana e di alcuni blister di compresse vuoti.
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La giornalista li ha trovati casualmente mentre si trovava in quel punto dell’ex Opp per girare un servizio.
Sorpresa nel vedere quegli oggetti ai piedi di un albero, in quel terreno che subito dopo il rinvenimento del cadavere è stato setacciato dalla polizia in lungo e in largo, ha avvisato la Questura, che in pochi minuti ha inviato sul posto la Scientifica.
I poliziotti hanno scattato alcune foto e repertato gli oggetti. Alla giornalista sono state rilevate le impronte digitali.
Va tenuto conto che in quella zona, anche solo per curiosità, da un anno e mezzo a questa parte è passata un mucchio di gente, che può aver gettato a terra quegli oggetti. O comunque, vista la folta vegetazione, potevano non essere visibili, parzialmente sotterrati, e poi la forte bora o il passaggio di animali selvatici può averli fatti riaffiorare.
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Tra l’altro uno dei blister riporta il nome di un farmaco che non risulta più in commercio da almeno 30 anni. Quegli oggetti verranno comunque esaminati, e il frammento di bracciale o di collana verrà comparato con gli oggetti che abitualmente indossava Liliana. Braccialetti, collane che anche le fotografie che la ritraggono testimoniano che portava quotidianamente.
Eppure non sono stati rinvenuti sul suo cadavere (indossava solo un piccolo orologio di plastica), ed erano stati riposti ordinatamente nel cassetto del suo comodino, così come la fede nuziale.