foto da Quotidiani locali
ZAGABRIA Dal possibile ricorso a un arbitrato internazionale, all’accettazione del sito di Dvor, cittadina croata al confine con la Bosnia-Erzegovina quale centro di stoccaggio dei rifiuti della centrale nucleare di Krško, in Slovenia, di cui Zagabria detiene il 50% della proprietà.
Il 7 aprile del 2020 il ministro bosniaco del Commercio estero Satsa Kosarca aveva affermato che lo scarico dei rifiuti della centrale nucleare di Krško, in un ex deposito militare vicino alla città croata di Dvor, avrebbe messo in pericolo la salute e la vita di circa 250.000 persone che vivono in 13 comuni bosniaci lungo il fiume Una.
Secondo quanto riferito, Kosarac aveva parlato con l'ambasciatore croato in Bosnia, Ivan Šabolić, e con il ministro croato dell'Ambiente e dell'Energia, Tomislav Čorić, dopo che era emersa la notizia dell’utilizzo dell’ex caserma militare di Čerkezovac a Trgovska Gora, vicino a Dvor appunto. Alla fine Sarajevo aveva deciso che il ministero del Commercio estero e delle relazioni economiche della Bosnia avrebbe chiesto al Consiglio dei ministri - ovvero al governo statale della Bosnia - aiuto per l’istituzione di team legali capaci di «affrontare questa questione bilaterale aperta con la Croazia», precisando che «i fondi di bilancio devono essere destinati a questo». Si era inoltre concluso che era necessario che tutte le istituzioni competenti rafforzassero le attività diplomatiche con l'obiettivo di impedire alla Croazia di designare questo luogo come soluzione finale per lo smaltimento delle scorie nucleari. Il meccanismo di ultima istanza era l'arbitrato internazionale, ma si sperava di non dovere arrivare a questo. Intanto migliaia di cittadini avevano protestato con raduni e manifestazioni di piazza contro il sito e si erano detti pronti a ricorrere alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Ora, il cambiamento di posizione del governo bosniaco avvenuto negli ultimi giorni è argomentabile. Il primo ministro croato Andrej Plenković ha assicurato l’altro pomeriggio alla vicina Bosnia-Erzegovina, durante una sessione congiunta di governo a Zagabria, che lo stoccaggio di oggetti radioattivi in una struttura a due chilometri dal confine bosniaco non rappresenta un pericolo. Plenković ha detto ai media dopo l'incontro che il combustibile nucleare esaurito non sarà immagazzinato nel sito nell'area di Trgovska Gora: si tratterà solo di rifiuti come attrezzature usate e indumenti protettivi con livelli di radiazioni dunque bassi e medi. «Non c'è stato alcun incidente da nessuna parte, nei Paesi che hanno unità di stoccaggio simili. Le unità di stoccaggio sarebbero sismicamente resistenti e la contaminazione dell'acqua non sarebbe possibile», ha affermato Plenković.
E poi è arrivato lo “zuccherino” per Sarajevo. Tra i temi importanti dei due Paesi, da evidenziare l'accordo sulla ricostruzione del ponte Brcko-Gunja e nuovi ponti sul fiume Sava, nonché numerosi ammodernamenti di strade e ferrovie.
È stato così concluso un nuovo accordo sulla cooperazione alle frontiere, che prevede la costruzione di nuovi valichi di frontiera e la conversione di valichi temporanei e permanenti. I due governi hanno discusso di un'iniziativa per il trasporto merci su rotaia su una tratta tra il porto croato di Ploce, Capljina in Bosnia-Erzegovina e poi in direzione di Sarajevo e Zagabria, e della costruzione del Corridoio Europeo 5c di collegamento stradale, che dovrebbe collegare la costa adriatica con l'Europa centrale.