foto da Quotidiani locali
UDINE. Nelle dichiarazioni che rese alla stampa e nel post che pubblicò su Facebook non ci fu alcunché di diffamatorio.
Il blog che ne riprese e interpretò gli scritti, invece, oltrepassò i limiti del lecito. A escludere responsabilità penali in capo a Michele Zanolla, allora capogruppo in consiglio comunale di Progetto Fvg e, oggi, vice capogruppo di Identità Civica, e riconoscerne a Gianfranco Leonarduzzi, ideatore e gestore di “Leopost”, è stato il giudice del tribunale di Udine, Daniele Faleschini Barnaba, con la sentenza che ha assolto il primo «perché il fatto non costituisce reato» e condannato il secondo a 1.200 euro di multa.
Era stato l’agente della polizia locale Giulio Dri, ritenendo lesa la propria reputazione, a denunciarli e, costituitosi parte civile nel processo con l’assistenza legale dell’avvocato Andrea Tascioni, a pretendere un risarcimento danni di 50 mila euro da ciascuno degli imputati. Ne riceverà soltanto dal blogger, nella misura di 5 mila euro.
Tre i casi discussi a dibattimento. A Zanolla, la Procura aveva contestato le affermazioni riportate da “Udine Today” e dal “Messaggero Veneto” e un commento sulla propria pagina Fb tra l’11 e il 12 dicembre 2020.
«C’è un personaggio a Udine che pensa di fare lo sceriffo e ha comportamenti esagerati e persecutori nei confronti dei commercianti», aveva dichiarato ai media.
Per poi aggiungere sul social: «Lo sceriffo colpisce ancora». Leonarduzzi, difeso dall’avvocato Rossana De Agostini, che ha già annunciato appello, era chiamato a rispondere delle affermazioni riportate sul proprio blog, dove aveva indicato nome e cognome dell’agente, gli aveva accostato un epiteto e lo aveva annoverato in un gruppetto di presunti «ufficiali abusivi».
A monte, i controlli e le multe comminate da Dri a due locali del centro nel periodo immediatamente successivo al lockdown.
«Episodi veri e paradossali», ha argomentato il suo difensore, avvocato Maurizio Micula. Il primo aveva interessato il “Bar Duscino”, fresco d’inaugurazione.
«Alle 18.05, quattro vigili, capitanati da Dri, passano e sanzionano per inadeguata segnalazione cartellonistica con multa e tre giorni di chiusura», aveva ricordato il legale.
Il giorno dopo il bis al “Caffè Contarena”, questa volta «per un’asserita violazione sulla distanza di sicurezza tra gli avventori».
È in questo contesto che Zanolla, «nel suo ruolo di “tutore” delle partite Iva e dei locali in un momento storico di eccezionale gravità», ha esercitato «il diritto di critica», contro sanzioni «improntate al più rigido e irragionevole formalismo», ha sostenuto la difesa.
Niente di più e niente di meno, peraltro «senza fare nomi, senza usare termini oggettivamente offensivi e diffamatori e senza sconfinare nella gratuita aggressione o contumelia personale», ha aggiunto.
Ed è stato ancora l’avvocato Miculan a evidenziare come quello fosse un periodo di «diffusa polemica sull’operato degli agenti della polizia locale e di Dri in particolare». Un «caso politico», insomma.