PORDENONE. Le api non producono miele: gli operatori del settore sono in ginocchio e si appellano alla Regione.
«Abbiamo organizzato una riunione in emergenza con tutti i consorzi del Friuli per confrontarci sulla necessità di chiedere alla Regione un aiuto economico – ha spiegato Mirko Tuchet, dell’apicoltura Ornella di Castions di Zoppola –. In apicoltura, quest’anno la situazione è drammatica e non si riesce più ad andare avanti.
In tutta la Pedemontana friulana abbiamo perso centinaia di alveari per moria delle api e la produzione di miele è ridotta all’osso».
Le questioni ambientali influiscono molto sugli insetti. «La siccità dello scorso anno ha creato grossi problemi – ha chiarito Turchet –. Le piante hanno subito danneggiamenti: nettare e frutti si sono ridotti. Da qui i problemi con le api».
Negli ultimi vent’anni il settore ha pagato un caro prezzo. «Se prima su dieci annate due non andavano bene, poi le api si riprendevano: ora possiamo dire che i numeri negativi sono triplicati – ha aggiunto –. Allo stato attuale, abbiamo due annate discrete e le altre che vanno male.
Stiamo arrivando a un punto di non ritorno per il settore apistico: se la rotta non sarà invertita, si dovrà chiudere perché non ci rimarranno che le spese sa sostenere, visto che non c’è produzione».
Da qui la necessità che le istituzioni scendano in campo e sostengano la categoria. «Servono contributi dalla Regione per fare fronte a un quadro drammatico», ha concluso Turchet.
Le imprese del settore sono in forte difficoltà: dietro a ogni alveare c’è una realtà imprenditoriale e dietro a quest’ultima ci sono persone che lavorano e producono, con famiglie da mantenere.
La scomparsa delle api o comunque la loro scarsa produttività porta con sé la scomparsa delle aziende. Un problema che si sta riscontrando a livello nazionale.
Di recente si è parlato anche della protesta degli apicoltori toscani, sostenuto da Coldiretti, stretti nella morsa di stagioni sempre più anomale che scombussolano le fioriture e riducono la produzione di miele.
La conseguenza è l’aumento dei costi per garantire la sopravvivenza degli sciami impossibilitati a uscire dalle arnie.
A tutto questo si aggiunge la preoccupazione per l’arrivo, in alcune zone, della vespa killer che falcidia gli sciami. —
