di Savino Balzano
Se dovessi descrivere con una parola la direzione del Partito Democratico di lunedì, la definirei “gelida”.
Mi convinco sempre di più del fatto che se qualcosa non cambia profondamente e in fretta, quella di Elly Schlein potrebbe essere una segreteria piuttosto breve. Francamente non ho mai creduto alla storia della rivoluzione popolare in atto nel Pd: primo perché la Schlein le consultazioni interne le ha perse (e toccherebbe capire e ragionare dunque su chi, da fuori, l’ha fatta vincere) e, in secondo luogo, perché ha goduto della sponsorizzazione di pezzi da novanta del partito: roba stranota, inutile tornarci.
La questione è questa: ho la sensazione che la Schlein non abbia ancora capito dov’è capitata e chi ha di fronte quando parla ai quadri del suo partito.
Il suo discorso era farcito di concetti puramente demagogici (per inciso, la demagogia è l’opposto del populismo): la descrizione del Pnrr come la più grande occasione del Paese dal dopoguerra è semplicemente ridicola. Si omette di sottolineare che i fondi costituiscono in grandissima parte nuovo debito, che dovremo restituire, e che è un debito evidentemente condizionato alla visione europea, tutt’altro che favorevole alla nostra gestione di finanza pubblica. Anche la quota a fondo perduto è peraltro pochissima roba: primo perché la devi spalmare su tutti gli anni di durata del programma e, in secondo luogo, perché nel frattempo il paese continuerà ad essere contributore. Se fai il calcolo del netto, restano le briciole.
Nel suo discorso, la Schlein parla di una sorta di pericolosa ideologia anti europea e anche questo è semplicemente ridicolo: ad oggi cosa ha fatto per noi l’Unione Europea? In che modo le regole stabilite in Europa hanno consentito ciò che a una donna di sinistra dovrebbe premere più di ogni altra cosa, ovvero la distribuzione delle risorse dall’alto verso il basso? Una persona autenticamente di sinistra (e non solo) avrebbe il dovere di nutrire un forte euroscetticismo. Ideologico (ammesso che si voglia attribuire una connotazione negativa alla parola) è l’atteggiamento di colui il quale abbraccia una causa senza alcun fondamento reale e concreto: il cieco europeismo della Schlein è estremo e ideologico.
Detto questo, tornando a noi, mi domando se la Schlein sia rimasta sorpresa dal fatto che per la prima volta da un sacco di tempo non sia stata messa al voto la relazione (il partito si sarebbe spaccato e forse sarebbe finita in minoranza) o dal gelo non scaldato da quei tristissimi e sparuti applausini.
Sulla guerra è stata straordinaria la sua inversione a u in perfetto stile meloniano e i potenti del partito saranno stati felici nel vederla piegarsi, ma sul resto mi è parsa decisamente sprovveduta. Insomma, denuncia ad esempio il ricorso alla decretazione d’urgenza da parte del governo e l’insofferenza per i pesi e contrappesi istituzionali presenti in Costituzione, ma lo fa dinanzi a coloro i quali hanno scritto un’abominevole riforma costituzionale fortunatamente bocciata dal voto accorto del 2016. Si indigna infervorata per i tagli alla sanità pubblica, ma parlando con coloro i quali hanno sostenuto i governi di Letta, Renzi, Gentiloni che l’hanno letteralmente falcidiata. Sul lavoro ovviamente il cloud: lotta alla precarietà con coloro i quali hanno realizzato il jobs act, una riforma che il decreto lavoro di Meloni è una barzelletta al confronto, una roba che ha flessibilizzato mezzo mondo, liberalizzato il controllo a distanza, il demansionamento, il licenziamento illegittimo estremo. Ovvio che quelli si incazzano.
Parlava a coloro i quali hanno ideato la buona scuola, una riforma che manda i nostri diciottenni a morire in fabbrica quando dovrebbero andare a scuola per costruirsi un futuro. Nessuno tra l’altro ha colto quello che sembra cambiamento nel programma della leader: dall’abolizione degli stage a quella degli stage gratuiti. Bel tentativo Elly, ma gli stage sono tutti gratuiti: quello che a volte viene riconosciuto è un banale rimborso spese, senza uno straccio di contribuzione previdenziale e quant’altro. Punta poi il dito contro “i geni” (così li definisce) che la accusano di essere contraria al taglio del cuneo fiscale: altro autogol, perché il taglio al cuneo è una misura di destra, di destra neoliberista, e una politica di sinistra dovrebbe puntare al rafforzamento dell’offerta di lavoro e dunque del potere contrattuale dei lavoratori (e buona fortuna con l’austerità europea che le piace tanto) e conseguentemente sulla crescita dei salari e, per inciso, col salario minimo metti una toppa su una voragine (che peraltro rischia di diventare una trappola, ma questo è un altro discorso).
La Schlein è fortemente supportata da Boccia, ad esempio, quello degli “assistenti civici”: andatevi a rivedere cosa prevedeva quell’idea del 2020. Elly, te lo dico con tenerezza: nel tuo partito di rivoluzionari di sinistra ce ne sono pochi, assai pochi.
E allora “che fare?” si domandava qualcuno che dovresti conoscere: ammesso che tu davvero voglia cambiare qualcosa (io continuo a dubitarne e a pensare che ti stia prestando a un’operazione di marketing elettorale), da sola non vai da nessuna parte. Preparati perché ti faranno fuori: se vivacchi, il partito ristagnerà e avranno un’ottima ragione per chiedere a Bonaccini di salvare la patria; se da sola invece provi a radicalizzare il discorso politico, ti levano di mezzo quelli che ti hanno attaccato in direzione perché nel partito sei assolutamente minoritaria (diversamente non potrebbe essere in un partito liberale di destra moderata come il Pd).
La tua unica speranza è quella di spalancare le porte e di fare entrare il fiume di coloro i quali sono stati dimenticati, le periferie fisiche e sociali del paese che il tuo partito ha martoriato, ammesso che qualcuno ancora riesca a credere in voi e nella politica in generale, sperando che possa (il fiume) spazzar via tutti quei baroni e quei baronati che ti circondano e che non vedono l’ora di vederti fallire anche mentre ti sorridono.
Fatti furba perché presto sarà tardi.
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