Poteva uscire di casa solo per andare a lavorare. E non era opportuno che si vestisse come voleva lei, perché il marito era gelosissimo e sarebbe arrivato a strapparle i vestiti considerati troppo provocanti. Anche se erano normali per una ragazza occidentale.
Un padre di famiglia di nazionalità macedone è finito in tribunale per le ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e violenza sessuale. È difeso di fiducia dagli avvocati Tullio Tandura e Klaus Mornico, mentre la donna si è costituita parte civile con Luciano Perco e, quando sarà il momento, chiederà il risarcimento dei danni.
Nel momento in cui non ne ha potuto più, era il mese di luglio del 2021, ha abbandonato la casa coniugale di Feltre insieme alla figlia più piccola. Mentre quella più grande preferiva rimanere con il padre.
Dopo un rapporto sessuale non consenziente, la donna si è presentata al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre con lividi sul seno e sulle gambe refertati con dieci giorni di prognosi ed è stata presa in carico dall’associazione Belluno Donna. Ci sono stati almeno trenta colloqui con le operatrici, prima che partisse il processo, nel corso dei quali la parte offesa ha raccontato quello che avrebbe subìto da separata in casa. Controllata sistematicamente attraverso il telefonino cellulare in casa; pedinata quando usciva di casa; afferrata per il collo, strattonata e presa a pizzicotto e soprattutto costretta ad avere rapporti sessuali «per sfinimento». Capitava che fosse presente la bimba piccola o che fosse in stato di gravidanza. La sorella raccoglieva le sue confidenze e ha spiegati di essere stata a sua volta maltrattata da parte del padre. Prossima udienza il 28 giugno.
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