"Eccoti lì davanti al PC. Ci dovrebbe essere scritto: 'Non ammesso alla classe successiva', oppure forse 'Non ammesso agli esami'. Immagino che ci starai odiando. Forse starai pensando che nel decidere questa cosa abbiamo voluto punirti. O addirittura che l’abbiamo fatto perché ci stai antipatico/a, perché non ti sopportiamo, perché abbiamo voluto darti 'una lezione'".
"No. Non è così che va. So già che non mi crederai, ma per me, per noi, è bruttissimo quando succede. Quando alziamo la mano per decidere la non ammissione, io come la maggior parte di noi, stiamo male, ma sul serio. Bocciare un/a ragazzo/a significa ammettere di aver fallito. Ammettere di non essere riusciti a motivarti, a farti venir voglia di dare il meglio di te, o ad appassionarti".
"Certo, però, che un po’ anche tu…, sì insomma, potevi dare di più! Ma non è solo questo. Non è mai, solo questo. È come quando decidi di fare un bel regalo a una persona a cui vuoi bene, un qualcosa di fatto da te, che ne so, un disegno, un braccialetto fatto a mano, e poi dopo un po’ scopri che quel regalo se ne sta buttato lì dentro un cassetto, mai usato. Sì certo, un po’ magari sei tu che potevi sforzarti di più, ma niente riesce a togliermi dalla testa l’idea che se il regalo è finito dentro il cassetto, beh, è anche colpa mia che ne ho fatto uno non adatto a te"."O come quando chiedi a una ragazza o a un ragazzo di uscire e lei/lui dice 'Sì sì certo, volentieri' e poi non si presenta all’appuntamento, o come quando perdi una partita importante, come quando costruisci qualcosa e poi quel qualcosa si rompe. È così che mi sento, così che ci sentiamo, anche noi".
"Per cui ti voglio dire una cosa. Che vale sia per me, che per te. Tu Il prossimo anno sarai, dovrai essere, lì, di nuovo. Saremo ancora insieme - sì lo so, che palle, in classe con quei mocciosi, che palle -. Abbiamo perso una partita. Abbiamo giocato male. Ma è una partita, non è tutto il campionato".
"Adesso un anno in più ti sembra un’eternità, e tanti ti diranno che così resti indietro, che sei un perdente, che non capisci niente: non è così. Hai il tempo dalla tua. Fra dieci anni nessuno si ricorderà di questa bocciatura. Tutti guarderanno la persona che sarai diventato/a, non certo quanti anni ci hai messo a finire la scuola. E la persona che diventerai, che stai diventando, comincia da domani mattina, quando ti sveglierai. Comincia dalla tua voglia di dimostrare che puoi dare molto di più. Che puoi dimostrare a tutti il tuo valore. Comincia da quanta forza sei disposto/a a mettere sul piatto per realizzare i tuoi sogni. Io sarò lì, promesso. E vedrai che ce la farai!".
"Un’ ultima raccomandazione: Non aver paura di ciò che diranno gli altri, di essere giudicato male o sminuito per questa piccola sconfitta. È dentro di te che devi trovare la forza di andare avanti, e sono certa che ce la farai. Quasi sempre è dagli insuccessi che nascono le più grandi vittorie. Credi in te stesso/a ancora più di prima, come noi faremo con te. E se hai bisogno di piangere, piangi. Presto saranno lacrime di gioia".