Quattro anni e e due mesi di carcere, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità a concludere contratti con la Pubblica amministrazione per la durata della pena: è la condanna per il reato di peculato continuato inflitta dal tribunale di Padova a Nicola Giacobbe, 60enne di Vigonza.
L’imputato è stato riconosciuto responsabile di aver sottratto ben 74.183,43 euro dal libretto postale della zia, ricoverata in una casa di riposo, e di non aver saldato le rette dell’ospizio per altri 34 mila euro nella sua qualità di amministratore di sostegno e, cioè, di pubblico ufficiale.
Il motivo di quel comportamento? Giacobbe, una volta scoperto, aveva raccontato di essere vittima di un desiderio sfrenato di giocare d’azzardo. E di avere un continuo e inarrestabile bisogno di soldi.
La pubblica accusa – il pm Maria D’Arpa – aveva sollecitato una condanna a tre anni; la difesa, invece, aveva insistito sull’assoluzione per vizio totale di mente o, almeno, per il riconoscimento del vizio parziale.
Ma è andata diversamente e i giudici (presidente del collegio Micol Sabino) hanno ritenuto che l’imputato fosse pienamente consapevole di quello che faceva quando, dal 10 giugno 2015 all’11 maggio 2019, si è intascato il danaro della zia, morta il 24 luglio 2019.
Nel 2015 Lucia Saggioro, 85 anni, aveva deciso di trasferirsi definitivamente nella casa di riposo Opera Immacolata Concezione-Oic a Padova nel quartiere Mandria: non se la sentiva più di vivere da sola e preferiva andare in un ambiente protetto.
Non solo: aveva deciso di affidare al nipote Nicola la gestione di tutti i suoi risparmi. Un nipote, da allora, nominato amministratore di sostegno.
Passano gli anni e un’altra nipote della pensionata, residente a Firenze, dà il via agli accertamenti della Guardia di finanza. Da tempo non riesce a contattare l’amministratore di sostegno della comune zia. E così si reca personalmente nella casa di riposo Oic.
Un colloquio con gli uffici amministrativi basta per scoprire che Giacobbe, da oltre un anno e mezzo, non saldava più il costo della retta, circa 1.900 euro al mese.
Si cerca subito un chiarimento con l’uomo che non risponde o non si fa trovare. A quel punto scatta una segnalazione alla procura della Repubblica per le opportune verifiche sul piano penale e al tribunale per la revoca dell’incarico e la sostituzione dell’amministratore. Nel frattempo l’indagine accerta che il libretto postale della pensionata è stato prosciugato nell’arco quasi quattro anni, erano rimasti a disposizione appena 100 euro.
Il tribunale aveva incaricato il professor Mario Tantalo, esperto di psicopatologia forense, di eseguire una perizia sull’imputato per capire se fosse (o meno) in grado di intendere e di volere al momento del fatto. L’esperto ha concluso che l’uomo era pienamente capace.
Da qui la condanna. La difesa ha già preannunciato appello, convinta che Giacobbe non fosse in grado di autodeterminarsi perché, appena indagato, si era affidato alle cure del Serd di Padova (Servizio per le dipendenze). —