«I numeri delle morti sul lavoro nel Padovano sono allarmanti. Siamo di fronte a una strage che va affrontata con interventi radicali a partire dalle scuole e dai luoghi di lavoro del territorio. Le istituzioni non possono più girare la testa dall’altra parte». Marco Galtarossa, segretario confederale della Cgil di Padova con delega alla sicurezza sul lavoro, commenta così la notizia dell’ennesimo incidente mortale sul lavoro che ha coinvolto, martedì scorso, Tiziano Pasquali, operaio sessantenne di Piove di Sacco. Si tratta del secondo decesso avvenuto sul luogo di lavoro nel giro di appena due settimane: il 31 maggio scorso, infatti, perdeva la vita a Piombino Dese Pio Giaretta. Da inizio anno le morti bianche complessive che hanno coinvolto lavoratori padovani salgono così a sette.
Di queste, sei sono avvenute sul luogo di lavoro, una è invece avvenuta in “itinere”, ovvero al di fuori dei luoghi in cui viene svolta l’attività lavorativa (nel tragitto casa-lavoro ad esempio). Secondo i dati di aprile elaborati dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering, la provincia di Padova è la seconda per numero di morti bianche della regione, che ha registrato in totale 29 decessi. Prima con 10 decessi è Verona.
Nel Padovano l’indice di incidenza della mortalità (cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa) è del 9,7 (era del 2,6 lo stesso periodo dello scorso anno). Ma visti gli ultimi decessi – che ancora non figurano sui report di Vega – l’incidenza potrebbe aumentare ulteriormente, facendo ripiombare il Padovano nella “zona rossa”, ovvero tra le provincie in cui il rischio reale di morte dei lavoratori è elevato. Nonostante nei primi due mesi dell’anno le denunce per infortunio fossero diminuite rispetto allo stesso periodo del 2022 (-11%), gli infortuni mortali sul lavoro non sembrano fermarsi.
Partire dalle scuole
L’alto numero di morti sul lavoro, secondo il sindacalista, è sintomo di una scarsa cultura sulla sicurezza nei luoghi del lavoro. «Questo è frutto di un sistema lavorativo che si basa sulla flessibilità e sul precariato», prosegue Galtarossa. «Basti pensare ai voucher o ai contratti di lavoro di pochi giorni: che formazione sulla sicurezza viene fatta a questi lavoratori? Oppure al sistema dell’appalto o del subappalto, in cui la riduzione del margine di profitto porta l’impresa a risparmiare sul costo del lavoro e quindi sulle condizioni di sicurezza». Per questo secondo il sindacalista è necessario partire dalla prevenzione e dalla formazione. «Come sindacato confederale, insieme alla Cisl e alla Uil, lo chiediamo da tempo. Bisogna fare formazione a partire dalle scuole, perché lì ci sono i futuri lavoratori, e chiaramente sui luoghi di lavoro. Se non cambiamo la cultura continueremo ad aggiornare il numero di morti».
Per riuscire a fare allo stesso tempo prevenzione, formazione e controlli sulle aziende del territorio servono però organi ispettivi a pieno organico. E a Padova non ci sono, come sottolinea Galtarossa: «Chiediamo da tempo che vengano rafforzati gli organi ispettivi perché non garantiscono controlli capillari sul territorio. Se manca personale, oltre a non riuscire ad assicurare un numero di controlli proporzionato al numero di aziende presenti nel Padovano, non si può pensare di fare prevenzione e formazione», conclude il sindacalista. «È tempo di capire che senza risorse non si può affrontare un’emergenza di tale portata: ora più che mai è necessario fare un cambio di passo».