TOLMEZZO. Ammantati di broccato, cachmere e velluti, tempestati di strass, veicolati come prodotti di nicchia, venduti a prezzi stellari e registrati con tanto di marchio – manco a dirlo –, non su iniziativa friulana.
A porre un argine alla non sempre fedele evoluzione degli scarpèts, rivendicando quel patrimonio di autenticità e di friulanità con fini di tutela e di promozione, nasce “Scarpetti. I scarpéts de Cjargne”, presentato mercoledì 14 giugno al Museo carnico delle Arti popolari Michele Gortani di Tolmezzo.
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Si tratta di un progetto di tutela del patrimonio culturale per la valorizzazione della tradizione artigianale e del territorio, la formazione e lo sviluppo di nuova imprenditorialità ancorata a una pratica artigianale improntata su criteri di utilità, resistenza e forza.
Caratteristiche mutuate dalla popolazione che li ha creati, privilegiando criteri di sostenibilità, riciclo e riuso.
Il marchio
Promotore dell’iniziativa è stato il Museo Gortani di Tolmezzo, in collaborazione con Regione, Erpac Fvg, Carnia Industrial Park, Enaip Friuli Venezia Giulia, Comunità di montagna della Carnia e con il patrocinio del Comune di Tolmezzo.
Il progetto, con il supporto dello Studio Cover, ha portato alla registrazione del marchio “Scarpetti” ritrovato in antichi atti notarili dotali che permetterà di tutelare il patrimonio dell’arte artigianale degli scarpèts in Carnia in tutta la loro storia e varietà e consentirà a coloro che rispetteranno il disciplinare di manifattura di richiedere al Museo la licenza per il suo utilizzo.
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Le ricerche
«Gli scarpèts, nelle loro più o meno fedeli declinazioni stilistiche ed etimologiche, sono diventati un accessorio di moda, desiderato e acquistato. Ma quello che spesso viene proposto come “originale” a volte non corrisponde alla realtà – ha spiegato la presidente del Museo Carnico delle arti e tradizioni popolari Michele Gortani di Tolmezzo Aurelia Bubisutti –. Era necessario tornare a una corretta narrazione del nostro patrimonio culturale».
Da qui la discesa in campo del Museo e dei suoi partner. La prima attività ha riguardato la ricognizione della letteratura e dei documenti esistenti fra Carnia e Val d’Arzino. Un’attività realizzata grazie all’intervento dell’Ente regionale patrimonio culturale del Fvg che – evidenzia Marta Pascolini – ha offerto la consulenza scientifica per raccogliere un patrimonio di valenza storica, artistica e anche economica».
La fattura
Gli scarpèts sono conosciuti come componenti dell’abbigliamento umile, in realtà sono stati oggetto di uso anche da parte dei ceti più agiati.
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Uniformi nella fattura, si differenziavano per materiali ed elementi decorativi: di panno o di velluto, semplici o ricamati, erano indice di appartenenza a una classe sociale, a una comunità, o erano il risultato individuale di fantasia e creatività.
Negli antichi atti notarili dotali la parola scarpèts veniva registrata e trascritta nella traduzione italiana “Scarpetti”. Le suole erano realizzate da decine di strati di stoffa sovrapposti e cuciti assieme, irrobustite dalla gomma ricavata dai copertoni delle biciclette, la tomaia di panno o di velluto, impreziosita da ricami con le stelle alpine, i mughetti o le genziane.
Il corso
Ad assumersi il compito di trasmettere queste conoscenze è stato l’Enaip. «Abbiamo programmato un corso con 80 ore di formazione al Museo Gortani – ha annunciato la direttrice Antonella Vanden Huevel – trasferiremo le competenze attraverso moduli teorici, pratici e lezioni di sicurezza. Un percorso completo per portare nuova linfa all’artigianalità».
Le lezioni inizieranno il 2 ottobre per una ventina di corsisti con l’obiettivo di gettare le basi per un progetto imprenditoriale. I partecipanti verranno selezionati in funzione a interesse, capacità e obiettivi. Saranno proprio le donne carniche, con gli esperti individuati da Enaip, a formare i partecipanti. Per informazioni è possibile scrivere a info@enaip.fvg.it.
Il futuro
Decisivo il ruolo di Carnia Industrial Park che, come ha spiegato il direttore generale Danilo Farinelli, «attraverso “Le Botteghe artigiane della Carnia” accompagneremo i progetti artigianali per contribuire alla creazione di nuova occupazione e all’innovazione di modelli di microimprese artigiane a partire dagli scarpèts, per continuare con altri laboratori artigianali, dal tessile al legno».
Una strategia per mettere al centro la cultura e trasformarla in un motore di impresa e creatività, attraverso un “luogo della cultura”, il museo, che ripensa la propria missione, non più solo di tutela e conservazione, ma anche di soggetto attivo e propositivo per il benessere e la crescita della propria comunità, in linea con le direttive europee di Icom – International Council of Museums.
Il film
Sono otto le donne carniche che hanno accettato di essere intervistate nella fase di ricerca del Museo Gortani, con il supporto di Lucia Del Prato. Attraverso le loro parole, le loro memorie, i loro gesti, spesso tramandati di madre in figlia, hanno contribuito al racconto di Scarpetti, tanto che dalle riprese è nato un film documentario di 30 minuti, realizzato da Paolo Comuzzi.
Un racconto di storie di vita, comunità e territorio, che aiuta a comprendere come i veri scarpèts carnici si distinguano da qualsiasi altra calzatura simile.
Un patrimonio che può essere consultato anche online attraverso il sito scarpetti.it all’interno del quale convergerà tutto il racconto di Scarpetti, che viaggerà anche sulle strade della Carnia con il claim “Il tempo della memoria è il futuro”, la campagna di comunicazione dinamica sui mezzi di trasporto extraurbani che raggiungono da Tolmezzo le varie località.
Nel concept creativo, passato e futuro si compenetrano e convergono in un’unica dimensione, quella del patrimonio, che va al di là di tempo e spazio.
La campagna di comunicazione si avvale delle fotografie storiche di Umberto Antonelli, concesse e conservate presso la Fototeca dei Musei Civici di Udine e l’Archivio fotografico “Gli Ultimi” di Tolmezzo. —