foto da Quotidiani locali
TRIESTE È stato il pioniere in Italia, il primo a Trieste grazie allo sviluppo logistico impresso dal Lloyd Triestino, del trasporto di container via gomma. Vittorio Fracchioni, 83 anni, una delle figure centrale dello sviluppo di quella che ora è Autamarocchi, è morto martedì mattina. Con lui si chiude una delle pagine più importanti della moderna logistica di Trieste che vede proprio Autamarocchi, che oggi conta oltre mille dipendenti, una delle aziende protagoniste di questo sviluppo e di maggior successo, che opera in Italia, in tutta Europa, in piena espansione.
Vittorio Fracchioni era originario di Genova, dove era nato nel 1940, ma è a Trieste che ha trovato il successo nel lavoro entrando in quello che era allora il “grande mondo della Portualità con una carriera iniziata nella Valperga & Dapelo (un colosso genovese nel settore delle spedizioni. con succursali in varie città d'Italia. Due fratelli. Ugo anche presidente del Genoa. Da tempo la Odino & Valperga non esiste più. E non esistono più nemmeno i Valperga) allora importante casa di spedizione.
Si arriva agli anni ’70: nel 71 l’Auta (Agenzia Udinese Trasporti Artigiani) della famiglia Zabai gestiva proprio per la Valperga & Dapelo i trasporti di elettrodomestici della Zanussi al porto di Trieste. Fu allora che Mario Zabai, padre di Oscar (attuale presidente di Autamarocchi), ebbe una felice intuizione: l’Auta di Udine iniziò a trasportare, seppur occasionalmente, i primi container che gravitavano su Trieste.
Si arriva al ’73 e per l’Auta, già trasportatore del Lloyd Triestino ecco la svolta cogliendo l’opportunità di sviluppare il business del trasporto specifico dei container su strada.
Proprio con l’incremento del lavoro, nel luglio di quell’anno Vittorio entrò a far parte della famiglia Zabai. In poco tempo, grazie alla sua costanza e credibilità è riuscito ad incrementare l’attività tanto che nel ’76 Oscar Zabai, da quotidiano pendolare, si è trasferito da Udine a Trieste. Assieme a Vittorio e fondarono l’Auta Container Service.
Un inizio da veri pionieri con soli 4 camion di proprietà e qualche semirimorchio adattato al trasporto container: viaggiavano per il Lloyd Triestino, per la Pacorini ed altri spedizionieri. Ma è stato un personaggio lungimirante come Michele Lacalamita, allora presidente del Lloyd, a far crescere, assieme al trasporto marittimo, l’intero indotto. Ancora una volta l’Auta Container Service di Vittorio e Oscar riuscì a cogliere quest’occasione organizzando un servizio rapidamente esteso agli altri principali porti Italiani. Veri pionieri, come spesso accade all’origine di grandi aziende.
«Il cliente sempre avanti a tutto», questo il motto, e quindi un servizio rapidamente esteso agli altri porti italiani toccati dal Lloyd e poi dalle altre linee. Si arriva agli anni ’80: il container come modalità di trasporto travolge i servizi convenzionali ed arrivano a nei porti italiani nuove compagnie come Sea Land, ZIM, NYK, Mitsui, CMA, Jugolinea, Yang Ming ed altre.
Proprio con questa filosofia nasce nel ’86 Auta Marocchi spa: la fusione tra due aziende prima concorrenti ed ora partner delle principali linee di navigazione. Vittorio Fracchioni, Oscar Zabai, Francesco Marocchi e Alfredo Spadaro: questi i protagonisti di una grande crescita ma soprattutto della genesi di una azienda triestina ora plurinazionale, da oltre mille dipendenti diretti.
Vittorio è stato da sempre nel Consiglio di amministrazione di Autamarocchi, considerato un grande protagonista nella Port Community giuliana grande mente della logistica. Schivo per natura, ha sempre preferito lavorare all’interno, piuttosto che in pubblico
«Vittorio era il mio fratello maggiore - lo ricorda commosso Oscar Zabai - 50 anni di lavoro assieme, le famiglie, i figli, gli amici e tanto lavoro, ma fatto sempre con passione, anche nei momenti più difficili. Assieme abbiamo affrontato crisi che ora citiamo nella storia come quella energetica del ’73, la grande inflazione, quella finanziaria del ’92, la caduta delle frontiere europee, la guerra nella ex Jugoslavia, e poi ancora il 2008, e la recente pandemia. Ma ne siamo usciti sempre più forti. Vittorio non ha mai cessato, sino alle ultime settimane, il suo lavoro in azienda. Se per me è stato un fratello maggiore, per almeno due generazioni di collaboratori, Vittorio è stato un maestro e un riferimento, anche di umanità. È così che lo ricordiamo. Con grande affetto». Sabato probabilmente i funerali.