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Nella giungla delle due ruote

Senza casco, né targa, né patente. Soprattutto senza regole. I monopattini (ma anche le bici elettriche) hanno preso d’assalto le città, invadendo carreggiate e marciapiedi. Rappresentano la nuova «mobilità green», e il loro numero è in costante aumento. Ma sono un pericolo: lo dimostrano i troppi incidenti frutto di una deregulation insostenibile.

Sfrecciano vulnerabili a fianco delle auto magari contromano, invadono le piste ciclabili, salgono impuniti sui marciapiedi incalzando i pedoni per chiedere strada anche se strada non è. Ogni giorno che passa i monopattini elettrici diventano sempre più protagonisti di una «convivenza» urbana che somiglia a una giungla. Che siano a noleggio nella formula dello sharing, o di proprietà, ci salgono spesso in due, talvolta in tre, con gli amici per far baldoria, con la fidanzata che si tiene come può, con il bambino per farlo divertire. Ma di regole neanche l’ombra, e le conseguenze possono essere nefaste.

Solo per citare alcuni recenti episodi. A Offlaga, provincia di Brescia, un egiziano è stato colpito da un’auto mentre guidava un monopattino: morto sul colpo. A Lecce un 18enne su due ruote non ha visto una macchina a un incrocio ed è finito in ospedale. Nelle stesse ore, a Parma, un altro ragazzo ha perso il controllo, è caduto sull’asfalto ed è finito al Pronto soccorso in condizioni gravi. E, ancora, a Rovigo: altro monopattino, altro incidente sotto i portici della città dove il guidatore, incurante del fatto che quella fosse zona pedonale, ha investito un cameriere che usciva dal ristorante. Nello stesso giorno a Varese un 15enne veniva travolto mentre guidava il suo monopattino.

La lista di incidenti sarebbe molto lunga e interseca città e cronache tutte diverse, eppure così simili. A Piacenza il 20 maggio scorso è rimasto vittima di una caduta un 33enne; a Roma il 21 maggio è deceduto un 24enne di origini bengalesi; a Verona il 9 aprile è morto sul colpo un 15enne. Per comprendere la rischiosa fenomenologia del monopattino basta leggere i dati. Gli incidenti sono aumentati in maniera esponenziale: nel 2020 se ne contavano 564, nel 2021 (ultimo dato disponibile) siamo arrivati a 2.101 registrando un +270 per cento. Se i morti nel 2021 sono stati 10 (di cui un pedone), si sono contati 1.980 feriti, di cui 1.903 conducenti, 77 passeggeri (per quanto per legge sia vietato far salire una seconda persona sul monopattino) e 127 pedoni.

Nel 2020 erano stati «solo» 518. La situazione non è certo migliorata nel corso di questo altro anno e mezzo, tanto che l’Asaps (Associazione sostenitori ed amici della Polizia stradale) ha aperto un osservatorio sul tema e, dal 2020, registrando 32 vittime che usavano monopattini.

Altrettanto inquietanti le cifre riferite alle e-bike: sempre nel 2021 sono state coinvolte in 691 sinistri, con 13 vittime e 641 feriti. Non sorprende. Anche le biciclette a batteria sono sbarcate prepotentemente nelle strade, con velocità analoghe a quelle dei motorini ma nessuna targa per identificarle. Spesso - che siano di rider che consegnano il cibo, o meno - le si vede andare contromano, spesso senza luci, non fermarsi al rosso o agli stop, salire sui marciapiedi. Al pari di quelle non elettriche, ma con l’aggravante della velocità. Quando non si è identificabili, resta solo il senso civico del singolo. E la banale testimonianza di tal principio è data dalle due ruote in sharing abbandonate di traverso dopo l’uso.

Intanto questi mezzi in circolazione nelle città continuano ad aumentare. Per l’Osservatorio nazionale della sharing mobility (Osm), nel 2021 un veicolo condiviso su tre in Italia era un monopattino elettrico, per un totale di 45,9 mila miniruote a scorrazzare sulle strade del nostro Paese (+30 per cento sul 2020). Numeri cui vanno sommati i mezzi venduti: solo nel 2020 sono diventati di proprietà 150 mila monopattini. Le bici in sharing, sempre nel 2021, erano circa 30 mila.

«Stiamo parlando di una vera piaga sociale» sferza l’avvocato Piergiorgio Assumma, uno dei massimi esperti sul tema, presidente dell’Osservatorio nazionale per la tutela delle vittime di omicidio stradale. «I monopattini sono entrati prepotentemente nella nostra vita quotidiana. Uno che procedeva sul marciapiede a velocità sostenuta ha quasi investito un mio amico che abita a Roma, l’altro giorno. E purtroppo siamo ormai abituati a sentire storie simili. La verità su cui bisognerebbe riflettere è che questi mezzi, utilizzati soprattutto nelle metropoli dove è possibile noleggiarli a prezzi irrisori, stanno diventando la prima causa di rischio di incidentalità sulle strade rispetto alle condotte dei guidatori stessi. Coefficiente di pericolosità quasi pari a quello dell’utilizzo del cellulare alla guida di un’auto».

Ne sa qualcosa Rita Cortola, madre calabrese che contattiamo telefonicamente. Qualche mese fa suo figlio, di appena 15 anni, è finito in prognosi riservata dopo aver perso il controllo di un monopattino preso a noleggio. «Ora per fortuna sta bene ma se avesse portato il casco come imposto per legge ai minorenni, non ci sarebbero stati problemi. Peccato che nessuno controlli...».

È uno dei grandi problemi: al noleggio è facile aggirare ogni tipo di verifica. «La legge dice che si può guidare a partire dal 14esimo anno di età» spiega l’avvocato Assumma «ma se io ho 13 o 12 anni, e sono con un amico che è più grande di me e ha l’app per prendere il veicolo, chi mi controlla?». Cortola, ancora furiosa con il figlio per la sua leggerezza, conferma: «Ora non vuole neanche più sentire nominare la parola monopattino. Ma prima, mi ha confessato, spesso lo noleggiava anche per amici più piccoli. Quando gli ho chiesto il perché, innocente mi ha rassicurato spiegando che lo fanno tutti».

È necessario precisare, comunque, che delle norme esistono. «Ogni utente del circuito stradale deve obbedire al Codice della strada. Ma non sempre avviene. Non si può, per esempio, andare contromano o sui marciapiedi, eppure si tratta di un comportamento sovente praticato» rincara Assumma. Non è un caso che la Fondazione Ania, che da anni sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione sul tema, abbia realizzato un vademecum sull’«homo monopattinus» con dieci regole da non dimenticare mai come «scegliere strade meno trafficate», «indossare sempre il casco», «rendersi visibili», «fermarsi agli incroci», fino a ribadire come «sul monopattino ci sia sempre solo una persona»

Un conto però è la teoria, un altro la pratica sostenuta anche dal senso di impunità - dicevamo - che promuove comportamenti a rischio: se nessuno può riconoscermi perché non ho una targa, chi mi vieta di truccare il mio mezzo per farlo correre fino a 45 km/h nonostante sia vietato per legge o sfrecciare contromano con la mia e-bike? Assumma non ha una risposta: «Di certo se arriviamo a un’emorragia di comportamenti contrari al Codice della strada, e direi anche al senso civico, sono sempre più convinto che le soluzioni drastiche siano le uniche prospettabili».

Sulla scia di altre capitali europee, da Parigi a Berlino, anche in Italia si sta ragionando su un’ulteriore regolamentazione specifica per i monopattini. Ad annunciarlo è stato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che ha parlato di «casco, immatricolazione, targa e freccia anche per tali veicoli».

E anche il Parlamento si sta attivando. O, almeno, una parte. Perché un’altra - Movimento cinque stelle in primis - intende incentivare in maniera indiscriminata l’utilizzo della sharing mobility, specie se «green». Un recente ordine del giorno a firma Gisella Naturale (M5S) impegna il governo a valutare ulteriori agevolazioni e finanziamenti «per il noleggio di mezzi di trasporto con modesto impatto ambientale» dato che già oggi «nove noleggi su dieci riguardano» proprio «biciclette, monopattini e scooter».

La maggioranza, invece, ha presentato proposte per disciplinarne l’uso. L’ultima è stata depositata da un gruppo di deputati di Fratelli d’Italia. «L’obiettivo» dice a Panorama il primo firmatario, Andrea Mascaretti, «è mettere fine all’attuale circolazione senza regole diffusa nelle grandi città e rendere nuovamente sicuri marciapiedi e strade, soprattutto per pedoni, disabili, anziani, bambini e anche animali». Come? Rendendo obbligatoria per tutti «la conoscenza delle normative, una protezione adeguata sia per il conducente sia per eventuali passeggeri (se previsti) oltre all’assicurazione e alla targa o analogo elemento che renda univocamente identificabile a vista il mezzo».

La questione non è comunque semplice, considerando le forze che agiscono in nome della sostenibilità e la questione economica prodotta dai noleggi. «Ormai il buon senso non è più sufficiente. Il monopattino è un oggetto utilissimo ma, per restare tale, deve avere la dignità, e ovviamente gli obblighi, di un qualsiasi mezzo di trasporto» ragiona ancora il deputato.

Anche al Senato c’è attenzione sul tema: il forzista Roberto Rosso ha presentato una proposta di legge per prevedere l’introduzione di targa e assicurazione. In mezzo al guado, invece, il Pd. Inspiegabilmente in alcune delle grandi città amministrate dal centrosinistra pare che il problema non sia avvertito. Emblematico il caso di Milano. Il sindaco Beppe Sala ha deciso di aumentare la flotta dei veicoli a noleggio. A oggi il regolamento comunale prevede un tetto di 6 mila monopattini totali (in circolazione ce ne sono 5.250) e la possibilità per ogni compagnia (sette fanno affari su Milano) di mettere a noleggio un massimo di 500 veicoli. L’idea è alzare l’asticella. Per consentire la sharing mobility anche in periferia, dicono dalla giunta comunale. Per permettere un maggiore business, chiosano invece i detrattori.

«Il vero problema, al di là di come la si veda, è che le strade saranno sempre più affollate da un numero significativo di monopattini in grado di muoversi senza una normativa specifica. Abbiamo fatto tanto per abbattere le barriere architettoniche, ma oggi le persone più fragili hanno simili, se non più gravi, difficoltà di transito. Per molti i marciapiedi vengono considerati solo come corsie preferenziali per i monopattini» analizza Mascaretti.

La strategia voluta da Sala appare in controtendenza rispetto a un disegno di legge passato in sordina nella scorsa legislatura. Prevedeva - come accaduto anche in altre capitali europee - il divieto assoluto di circolazione dei monopattini in determinate zone decise su ordinamento comunale, e l’impossibilità di superare i 25 km orari. A presentare la proposta 14 senatori del Partito democratico. Tra i firmatari Laura Boldrini, Mauro Laus, Luciano D’Alfonso. Tutti riconfermati anche in questa legislatura. È lecito chiedersi cosa ne pensino della manovra di Sala.

«Per cambiare questa situazione» conclude Mascaretti «diventa fondamentale fermare l’andazzo attuale. La speranza è che si possa ripartire dalla mia proposta di legge: vedremo cosa faranno Pd e M5s. Presumo saranno d’accordo, a meno che non vogliano sostenere chi, alla guida di un monopattino, prosegue a non rispettare le regole».

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