IVREA. L’amministrazione guidata dal sindaco Matteo Chiantore ha revocato la delibera dell’11 maggio scorso approvata dalla giunta Sertoli, a tre giorni dal voto amministrativo, per l’assegnazione degli spazi del Movicentro allo Zac. Una delibera a cui non è stata mai data esecuzione anche perché lo cooperativa Zac non ha mai firmato il contratto di concessione della durata di 6 anni proposto dall’amministrazione uscente e che di fatto dava al Comune la disponibilità dell’atrio.
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Nella riunione dell’8 giugno, la giunta Chiantore ha quindi revocato quella delibera ribadendo la propria volontà politica di procedere all’assegnazione del Movicentro tramite procedura ad evidenza pubblica, ossia un bando aperto a tutte le realtà interessate. Di qui al bando però quei locali sono stati assegnati alla cooperativa, alle stesse condizioni previste dal vecchio contratto, fino al 30 giugno del 2024, senza nessuna restrizione sull’utilizzo dell’atrio.
«In questo momento non abbiamo il tempo necessario da dedicare a un nuovo bando - spiega -. La priorità restano i progetti finanziati dai fondi del Pnrr che hanno scadenze strette, ma è nostra intenzione con questa delibera dare continuità alle attività dello Zac, salvaguardare quell’esperienza e continuare ad offrire alla cittadinanza l’apertura del Movicentro al fine di poter accedere alle biglietterie di Gtt e Trenitalia. Un atto necessario anche perché fino ad oggi lo Zac è in quei locali senza titoli».
Sull’utilizzo dell’atrio, terreno di scontro tra la cooperativa e l’amministrazione Sertoli, Chiantore precisa: «Nel nuovo bando verrà certamente regolamentato, nel senso che così come avviene per il teatro Giacosa metteremo quegli spazi a disposizione del Comune per alcune giornate all’anno in modo che anche realtà diverse dallo Zac possano organizzare eventi in quegli spazi».
La questione Movicentro era esplosa nel 2020 quando l’ex maggioranza di centro destra esplicita la sua volontà di non rinnovare per altri sei anni il comodato d’uso gratuito alla cooperativa in scadenza nel luglio di quell’anno. Si ipotizza un contratto ponte di sei mesi in attesa di un bando pubblico. Poi arriva la vera doccia fredda: la giunta Sertoli mette nero su bianco la revoca sine die (senza termine) del contratto dopo aver scoperto che il Comune non è proprietario di quei locali e non ha nessun titolo per concederlo in comodato d’uso. Nei faldoni manca il diritto di superficie, previsto dall’accordo di programma del 2020, ma mai perfezionato. Non solo: l’immobile risultava essere inconfutabilmente di Rfi, perché non solo lo aveva accatastato e trascritto in conservatoria, ma per scissione tra Ferrovie e Rfi lo aveva addirittura ceduto con atto del notaio, nonostante comparisse nel patrimonio comunale. Da lì si apre una lunga trattativa con Rfi fino all’ottenimento, nel dicembre del 2022, del diritto di superficie. Quei locali saranno del Comune fino al 31 agosto del 2040.