foto da Quotidiani locali
ROMANS La comunità di Versa piange la scomparsa di Gervasio Franco, che dall’alto dei suoi 103 anni, splendidamente portati, rappresentava la persona più anziana e più coccolata del paese. Non soltanto per la sua veneranda età, ma per la simpatia, la memoria cristallina e il suo vissuto tribolato, il popolare “Ger” era diventato il simbolo e l’orgoglio del paese, il collegamento tra il presente e un mondo che non esiste più, ma che lui ricordava spesso con straordinaria lucidità a quanti lo circondavano, fino a pochi giorni fa, quando è stato ricoverato all’ospedale di Gorizia, dove lunedì si è spento.
Una vita da romanzo la sua. Nato nell’allora comune di Versa, il 31 gennaio 1920, Gervasio era figlio di agricoltori in proprio. Ha lavorato i campi fino nel 1940, quando è stato chiamato alle armi ed è partito come artigliere per la guerra in Africa, a Tripoli, dove venne fatto subito prigioniero dagli inglesi e trasferito prima ad Alessandria d’Egitto, poi nel Sudafrica e successivamente in Inghilterra e Scozia.
In terra anglosassone, come prigioniero di guerra lavorò nei campi fino al 1946, quando venne rimpatriato con la nave fino a Taranto e da lì fece ritorno in treno a Versa, dove riprese a lavorare la sua amata terra e ha poi vissuto assieme alla moglie Lucia Venturin che, deceduta nel ’79, gli aveva dato due figli, Daniela, scomparsa nel 1983, ed il premuroso Diego, con il quale ha poi vissuto in forma completamente autonoma coltivando i campi e l’orto alla guida del suo fedele trattore, fin quasi a 100 anni, quando lo convinsero a non rinnovare la patente.
Il segreto della sua longevità stava nel suo carattere sereno e tranquillo. Gervasio è stato uno dei primi soci della Cantina Produttori di Cormòns, tant’è che in occasione dei suoi 100 anni, ricevette la visita del direttore della Cantina, Alessandro Dal Zovo, che gli regalò una corposa bottiglia doppia magnum Friulano, personalizzata per l’occasione con tanto di data e motivazione. Funerali probabilmente giovedì, da definire.