Un paese, un piatto. Non puoi pensare a Villimpenta senza immaginare anche il suo risotto. E guai a chiamarlo in modo diverso da “Risotto alla Villimpentese”, con tanto di ricetta depositata dal notaio Nicola Aliberti di Mantova il 29 maggio del 1990, appena prima di una delle tante edizioni della festa. Sì, perché quella che comincerà il 1° giugno e che per tre settimane terrà banco da giovedì a domenica nel campo fiera attorno al Castello Scaligero compie nel 2023 il suo settantacinquesimo anno. Questo perché, seppur la prima edizione risalga al 1946, per due anni la pandemia ha tenuto spento il fuoco sotto ai paioli. I villimpentesi, in ogni caso, preparavano il loro risotto anche prima: «Le tradizioni affondano nel passato - racconta il sindaco Daniele Trevenzoli - essendo tutto collegato alla cultura del maiale che tutti avevano in corte. In passato».
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In passato, quindi, si preparava soprattutto nel periodo tradizionale dell’uccisione del maiale, ai primi di dicembre. Di certo, prima della seconda guerra mondiale il risotto veniva distribuito in piazza nel giorno del Martedì grasso.
Come nasce, quindi, la volontà di creare una festa attorno al risotto? «Nel 1946 forse si voleva festeggiare la primavera, oppure la Liberazione... Inizialmente la festa durava poche ore di una sola domenica, poi si passo alla domenica intera, quindi si aggiunse il sabato... La formula piaceva, arrivavano visitatori anche da fuori regione, così si arrivò a tutto un fine settimana, poi si aggiunsero altre settimana, fino alla formula attuale di dodici giorni».
Protagonisti assoluti della festa sono i volontari del Comitato manifestazioni villimpentesi, delegato dal Comune per tutte le iniziative fieristiche: «Senza di loro - sottolinea il sindaco - tutto questo sarebbe impossibile: sono circa 150 persone, la nostra vera forza». Ed è in particolare sulle feste che si mantiene la tradizione del risotto alla villimpentese, a differenza di altri paesi vicini del cosiddetto “triangolo d’oro del risotto”, dove tanti ristoranti propongono il loro piatto. A Villimpenta non sono così numerosi, visto che alcune insegne storiche si sono spente o si sono trasferite.
Torniamo alla ricetta: è codificata, ma da sola non basta, soprattutto quando si tratta di lavorare sui grandi numeri. I villimpentesi hanno fissato quattro condizioni particolari che si devono rispettare: 1) la scelta della qualità del riso da cucinare, che deve essere il semifino Vialone Nano; 2) l'uso del recipiente per la cottura, che può essere solo un paiolo di rame o di lega d'alluminio fatto artigianalmente; 3) l'affinamento della tecnica di cottura a vapore, che si consegue solo con una lunga esperienza; 4) la qualità del “pisto”, che deve essere ottenuto da carne di maiale genuina e sapientemente lavorata, come fanno le macellerie della zona. Con queste avvertenze, il sito web del Comune affida poi al pubblico la propria ricetta, spiegando gli ingredienti e le modalità di esecuzione, sottolineando che “il riso sarà perfettamente riuscito se nel piatto si potranno contare i grani”.
Chiaramente, l’offerta gastronomica della festa non si limiterà al risotto alla villimpentese: gli stand proporranno molto altro, dal risotto con pisto e funghi a quello col pesciolino, senza trascurare un’abbondante batteria di secondi ed altro ancora.
Da non trascurare l’aspetto spettacolare: tutte le sere sono previsti intrattenimenti gratuiti, anche in piazza, con l’aggiunta del luna park e di una nutrita schiera di bancarelle. Da giovedì 1 a domenica 18 si esibiranno dj Not Found, dj Cavallini, disco party dj Toffa, orchestra Gianni Dego, orchestra Mirko Belluti e Rodella, Yano music machine, Disco 54 dj Pincella-Verbeni, Orchestra Rossella Ferrari, Orchestra Daniela Nespolo, Queen Mania cover band, dj Ramon, orchestra Tonelli e Scandiuzzi. Venerdì 2 giugno alle 21 nel piazzale della biblioteca si esibirà poi, sempre con accesso gratuito, Pass Pass (Jean Pierre Bianco) nello spettacolo Clown Destino.