TRIESTE L’incubo è finito. La banda del Rolex che da oltre un anno ha tenuto sotto scacco Trieste mettendo a segno diverse rapine, è stata fermata. Tre dei componenti sono già stati arrestati dalla Polizia, due sono ricercati. Al vertice della banda c’era una coppia, composta da un 33enne albanese (L.K le sue iniziali) e una 37enne italiana (A.L.) residente a Trieste.
Erano loro gli organizzatori, la mente, delle rapine, e hanno agito con la complicità degli altri tre indagati: un ventenne svizzero residente a Udine (E.B), un 38enne italiano residente in Svizzera (S.E.) e un 39enne albanese (N.A). Individuavano le potenziali vittime, prendevano informazioni, registravano le loro abitudini, ispezionavano la zona dove intendevano colpire, valutavano come eludere l’occhio delle videocamere o di eventuali testimoni. Poi agivano.
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Le misure cautelari, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip su richiesta della Procura di Trieste – il pm che coordinato le indagini è Lucia Baldovin -, fanno seguito a una delicata attività investigativa della Squadra mobile di Trieste, che aveva preso il via nel dicembre del 2021. Allora mancavano pochi giorni a Natale, quando un imprenditore triestino, rincasando nella sua villa in Costiera, era stato atteso da due uomini dal volto coperto, che puntando una pistola – rivelatasi successivamente una pistola giocattolo, una fedele riproduzione di una Glock – erano riusciti a impossessarsi di 2.500 euro in contanti e di un orologio Daytona del valore di 45 mila euro.
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Quel colpo poteva sembrare un caso isolato. Ma nella serata del 4 marzo del 2022 la banda mette a segno un’altra rapina. Questa volta ai danni di una coppia di triestini sorpresa in via Monte Cengio. La donna era stata immobilizzata, l’uomo era stato colpito al capo e dal suo polso i rapinatori erano riusciti a sfilare il Rolex. In quella circostanza venivano esplosi anche due colpi da una pistola a salve. A quel punto aveva iniziato a prende peso l’ipotesi che a Trieste stesse agendo una vera banda, dedita proprio a rubare orologi di lusso.
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L’indagine si fa complessa. La Squadra mobile inizia quindi a confrontare i dettagli delle modalità di azione notando delle analogie. Nulla viene trascurato: si scandagliano le immagini delle videocamere della zona e si analizza il traffico sulle celle telefoniche.
Ma nel giugno 2022 la banda torna e colpire, questa volta ad Aurisina. Il gestore di un locale del centro viene aggredito con un bastone nel giardino della sua abitazione. In quell’occasione il malcapitato, reagendo, era riuscito e far scappare i rapinatori. Che tre mesi dopo, avevano ritentano il colpo, riuscendo a farsi consegnare il Rolex da 13.500 euro.
Lo scorso gennaio il caso più grave, questa volta fuori da un’abitazione a Rupinpiccolo. La vittima di quella rapina, l’imprenditore Fabio Galgaro, è viva per miracolo perché il criminale, con il volto coperto da un passamontagna, sparando, l’aveva colpito al collo, per poi sfilargli dal polso il Rolex.
Ma non è finita: a inizio anno la banda ha messo a segno anche un colpo a Sesana ai danni di un cittadino italiano, residente in Slovenia, a cui era stato sfilato il Rolex, e lo scorso mese di febbraio a Pavia ai danni di due coniugi.
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Le indagini delle Squadra Mobile non si sono mai fermate. Un elemento fondamentale per incastrare la banda è stato il monitoraggio degli spostamenti dell’automobile della triestina componente della banda, ripresa da alcune delle videocamere sistemate nelle zone dove sono avvenute le rapine. Le intercettazioni poi hanno dato prova di come gli indagati fossero assiduamente impegnati nell’ideazione e perpetrazione delle rapine. Ne parlavano tra loro. La Mobile nei mesi ha raccolto inequivocabili elementi probatori a carico degli indagati.
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Così il gip, considerata la gravità dei fatti contestati e il pericolo di reiterazione dei reati, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare. Dei tre indagati stranieri, E.S. è stato rintracciato nella cittadina Svizzera di Oberkulm, e ieri mattina il personale della Squadra mobile si è recato sul confine italo-svizzero per prenderlo in consegna dai colleghi elvetici.
Sono tuttora invece ricercati i due cittadini albanesi. Fabio Galgaro, l’imprenditore vittima della violenta rapina a Rupinpiccolo, è sollevato dalla notizia degli arresti. «Mi sento di ringraziare la Polizia – commenta – che si è mossa in maniera superlativa, con molto tatto anche nei miei confronti. Sono ovviamente contento, perché forse la città ora è più sicura. Adesso mi auguro la giustizia non faccia sconti».
Un plauso all’attività della Procura e della Polizia di Stato è stato rivolto ieri dall’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, che ha auspicato «la cattura dei membri della banda ancora in libertà e il rapido avvio di un'azione giudiziaria a carico del gruppo criminale che per quasi due anni ha terrorizzato l'altipiano, rendendosi responsabile di crimini violenti che non possono essere in alcun modo tollerati».
Restano irrisolti i casi di altre due rapine e che a oggi non sembrano essere riconducibili alla banda appena smantellata: una avvenuta nel giugno 2022 in via San Nicolò, quando una donna avvenente con accento straniero era riuscita a sfilare un Rolex dal polso del titolare di un negozio, e la seconda avvenuta lo scorso settembre ai danni di un automobilista lungo la Costiera.
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I malviventi l’avevano tamponato e poi, una volta che l’uomo aveva accostato, puntandogli contro la pistola e si erano riusciti a far consegnare l’orologio di valore che portava al polso.
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