Il ministro dei Trasporti annuncia anche un decreto per limitare gli aumenti dei canoni. Fedriga rilancia l’asse Trieste-Kiev
TRIESTE La riforma dei porti italiani arriverà «entro fine anno». Lo assicura il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini collegato alla prima edizione dell’Adriatic Sea Summit.
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«Stiamo lavorando col viceministro Rixi», dice il vicepresidente del Consiglio, che annuncia modifiche al sistema delle concessioni, smentisce la volontà del governo di rinunciare a una parte dei fondi Pnrr e si mantiene riservato sui rapporti fra Italia e Cina, in attesa di un confronto con Giorgia Meloni.
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Il primo tema su cui il ministro dei Trasporti viene stimolato dai direttori Roberta Giani e Luca Ubaldeschi è quello della riforma della portualità. «Stiamo lavorando per arrivare all’approvazione entro l’anno e penso anche prima», risponde Salvini, che ritiene necessario «dare certezze come fatto con il Codice degli appalti». Il vicepremier sottolinea che «in nome dell’autonomia bisognerà rispettare la vocazione di ogni singola Autorità portuale, perché ci sono obiettivi e situazioni diverse. Lavoriamo intanto con il Mef per limitare al minimo l’aumento dei canoni: ci sarà un decreto per questo. E serve semplificazione per usare fondi fermi nella casse delle Authority per i lacci burocratici». Poi il passaggio sulle concessioni: «Non può essere un algoritmo o un’Authority a decidere».
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Altro tema caldo è il Pnrr. Il ministro Fitto dice che le grandi opere non sono realizzabili entro il 2026, ipotizzando di cambiare obiettivi o rinunciare ai fondi. Salvini smentisce: «Obiettivo del governo è spendere bene e spendere tutti i fondi, soprattutto quelli delle infrastrutture. Al massimo si possono rimodulare alcune voci. Ho 40 miliardi Pnrr da spendere e se me ne danno di più ne spendo di più. I 24 miliardi per la rete ferroviaria dovranno essere spesi tutti e, se alcune risorse non saranno spendibili, bisognerà spostarle su altri tratti». Della velocizzazione della Trieste-Venezia (ad oggi esclusa) non parla, ma accende una speranza per il territorio.
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Con il Pnrr si finanzia la diga di Genova: «Non è una sentenza del Tar che ferma i lavori». Mentre il porto di Trieste «è straordinario per il presente e il futuro. Il derby con Genova porterà benessere all’Italia perché i target sono diversi e possiamo intercettare tanta merce che adesso va altrove». Il pensiero va ai container della Cina e scatta la domanda sul memorandum con il Dragone: «Lo vidi nascere quando ero nel governo Conte I. Ho la mia idea e devo parlarne con Giorgia Meloni già domani. Per il rispetto al presidente non ne parlo. Nel 2023 occorre commerciare a 360 gradi».
L’altro intervento politico è del governatore Massimiliano Fedriga, che ancora una volta usa la logistica per parlare di equilibri internazionali. Il presidente evidenzia che «la logistica e i sistemi portuali sono un tema che non riguarda solo opportunità commerciali, ma investimenti di carattere politico. Viviamo un contesto internazionale complicato e qualcuno dall’altra parte del mondo ha messo in ginocchio parte delle nostre filiere decidendo quali materie e componenti arrivassero in Europa». Fedriga non parla del memorandum, ma dice chiaramente cosa pensa della Cina: «Questione di sicurezza di un continente e del nostro paese. Rapporti commerciali con tutti, ma strategici con amici e alleati». Poi si fa “glocal”. Cita il corridoio Trieste-Lituania: «Possiamo essere di supporto alle possibilità commerciali di questi paesi e alle loro scelte libere». E per il Fvg auspica «l’estensione delle attività nell’Europa centromeridionale. Qui tutte istituzioni e privati hanno lavorato in modo sinergico: banale dirlo, ma la chiave del successo è lavorare assieme». d.d.a.
