UDINE. Se ne dissero e lessero tante, in tempo di Covid. Qualcosa passò in cavalleria, qualcos’altro no. È il caso della serie di post pubblicati nel corso del 2021 da Adriano Coriola, 57 anni, di Udine, sul proprio profilo Facebook. Non ne voleva sapere di vaccinarsi e non esitò a renderlo pubblico.
Ma nel farlo, e qui sta il motivo per cui finì sotto inchiesta, istigò a delinquere il potenziale pubblico di amici cui si rivolgeva. Indusse, cioè, quanti lo leggevano ora a detenere illegalmente un’arma e rapinare bar, supermercati e banche, ora a commettere omicidi e stragi.
Lui, ovviamente, nega di avere mai avuto finalità del genere: scriveva per sfogarsi. Ma intanto, dal primo grado di giudizio, giovedì 11 maggio, è uscito con una condanna.
Ritenendolo responsabile del reato contestatogli dalla Procura di Udine, il gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, gli ha inflitto 5 mesi e 10 giorni di reclusione, sospesi con la condizionale.
Nel valutare il caso, anche alla luce delle dichiarazioni scritte depositate dall’imputato, il giudice ha concluso per la concessione delle circostanze attenuanti generiche.
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Il processo, su richiesta della difesa, rappresentata dagli avvocati Antonio Di Piazza e Francesca Maurig, è stato celebrato con rito abbreviato (che prevede lo sconto fino a un terzo della pena). Il pm Claudia Finocchiaro aveva chiesto la condanna a 8 mesi e 10 giorni, mentre la difesa aveva insistito per l’assoluzione, sostenendo l’insussistenza del fatto.
Cinque i post finiti nel mirino della magistratura. In tre casi, Coriola aveva pubblicato l’immagine di altrettante armi: un revolver, precisando trattarsi del green pass che bisognava “scaricare” da ogni armeria, per potersi garantire spesa e soldi gratis; un fucile, tenuto con la mano destra da una donna che con l’altra mano reggeva un neonato, spiegando che le mamme “vere” avrebbero saputo come difendere i propri figli dal vaccino Pfizer; una bomba, suggerendo il ricorso a una “variante” in voga negli anni Settanta.
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E visto che l’obbligatorietà del green pass sarebbe scattata il 6 agosto 2021, un post era stato costruito giocando sulla coincidenza con l’anniversario dello sgancio della bomba atomica su Hiroshima.
Un non meno sinistro rimando alla storia è quello con cui aveva rievocato il tribunale di Norimberga. «Si viveva un periodo estremamente difficile e la popolazione era subissata di notizie sui vaccini e sui loro effetti collaterali – aveva ricordato l’avvocato Maurig –. Questo aveva generato forte preoccupazione in molte persone, compreso il nostro assistito, che nello scrivere quei post non ha mai voluto istigare chicchessia. Il suo era un modo per esprimere il proprio scontento e la contrarietà rispetto a certe scelte».
Letta la motivazione, la difesa valuterà l’eventuale appello. —
