Il consumo di dispositivi ed elettrodomestici in fase di non utilizzo (la cosiddetta modalità stand-by) devono impattare meno sul consumo energetico europeo: ecco quale è il principale obiettivo del nuovo regolamento UE pubblicato il 17 aprile 2023. Su chi ha effetto? Sulle aziende che producono i dispositivi che, a differenza dei cittadini che non ne vengono toccati, avranno due anni di tempo per adeguarsi alle nuove regole. Tutto sta nell’adeguare la produzione a nuovi standard che – secondo le previsioni – dovrebbero portare a una riduzione di 4 terawattora e delle emissioni conseguenti. Si tratta di una regolamentazione efficace e, ancora, cosa si sarebbe potuto fare o cosa si potrebbe fare di più – in futuro – per ridurre i consumi energetici strettamente legati alla vita domestica? Ne abbiamo parlato con Federica Gasbarro, attivista contro i cambiamenti climatici e autrice di una serie di libri.
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Abbiamo raggiunto telefonicamente Gasbarro per capire cosa ne pensi di questo provvedimento e in quale misura, secondo la sua esperienza, potrebbe impattare sulla vita di tutti noi e – soprattutto – sulle emissioni di anidride carbonica che dobbiamo imperativamente ridurre. «Sono d’accordo con questa direttiva – ha spiegato l’ambientalista ai microfoni di Giornalettismo – anche perché il problema delle emissioni generate dai dispositivi in stand by c’è da sempre ma è passato in sordina. Come non fosse così importante».
Un buon provvedimento, inoltre, sarebbe anche quello di investire affinché i cittadini possano dotarsi di dispositivi di ultima generazione: «Penso che avremmo bisogno anche di incentivi per cambiare tutti i nostri dispositivi elettronici in modo da utilizzare quelli di ultima generazione che consumano meno e soprattutto, che sia regolamentato anche il mondo delle emissioni causate dal digital… Quello è un altro bel vaso di Pandora», ha sottolineato.
Sul piano più generale, parlando delle direttive che l’Unione Europea sta adottando e adotterà nel prossimo futuro relativamente ai temi ambientali, l’urgenza è quella della rapidità: «C’è bisogno che queste direttive vengano recepite velocemente e subito applicate dato che la crisi climatica è ora… Aspettare i soliti lunghi tempi di attuazione non ci porterà da nessuna parte», ha concluso l’ambientalista.
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