Il profitto illecito quantificato dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia è di circa 11,5 milioni
Avrebbero utilizzato fatture per operazioni inesistenti ricevute da società cartiere per oltre 30 milioni di euro, procurandosi un profitto illecito che è stato quantificato in circa 11.500.000 euro.
A finire nei guai 87 società, dislocate sul territorio nazionale, e i loro rappresentanti legali e amministratori. Tra queste nove sono Venete: una di Padova, una di Erbé (Verona), una di Legnago (Verona), una di Mirano (Venezia), quattro di Soave (Verona) e una di Bardolino (Verona).
L’operazione, denominata “Consequence” e condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Emilia, su delega della Procura di Reggio Emilia, diretta da Calogero Gaetano Paci, ha impegnato dall’alba di ieri oltre cento militari e poliziotti tra l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia, la Calabria, la Sicilia, il Trentino Alto Adige, la Toscana, la Liguria, la Basilicata il Lazio, la Campania.
L’indagine è il naturale sviluppo di una tranche dell’operazione “Billions”, che già aveva smantellato a metà del 2020 un sodalizio criminale dedito alla commissione di reati fiscali (grazie al coinvolgimento di 28 società cartiere), riciclaggio e bancarotta fraudolenta per un giro illecito di oltre 240 milioni di euro. Operazione per la quale lo scorso dicembre sono stati condannati in primo grado 61 imputati.
Il sodalizio, attivo nel Reggiano ma con proiezione nazionale, era specializzato nel mettere a disposizione di aziende, in modo professionale, servizi finanziari considerati illegali, in particolare attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e nell’assicurare le attività connesse e collaterali di monetizzazione del denaro sottratto al controllo del fisco e di permettere al beneficiario delle fatture false di garantirsi il profitto illecito caratterizzato dal risparmio d’imposta.
Grazie alle indagini è stato documentato come le 87 società interessate abbiano utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell’Iva e delle imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalle società cartiere reggiane per oltre 30 milioni di euro, procurandosi un profitto illecito quantificato per circa 11.500.000 euro.
I sequestri della Guardia di Finanza hanno riguardato somme presenti sui conti correnti nella disponibilità delle società e delle ditte utilizzatrici delle fatture per operazioni inesistenti e somme e valori nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza dell’imposta evasa calcolata.
Nella maxi operazione della Guardia di Finanza di Reggio Emilia spuntano nomi importanti dell’imprenditoria nazionale. Tra chi avrebbe conseguito profitti illeciti più consistenti ci sarebbe la Angelo Finesso Spa, nota società di trasporti con sede in via Vigonovese, a Padova, operante nel Padovano ma anche a Venezia e Mestre. Indagati per il reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti i due fratelli Enzo Haymar D’Ettory, 79 anni di Montegrotto, legale rappresentante e presidente del consiglio di amministrazione dal 29 maggio 2015, e Francesco Haymar D’Ettory, 86 anni di Padova, legale rappresentante e presidente del consiglio di amministrazione dal 28 giugno 2012 al 29 maggio 2015. Ai due sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza 94. 613 euro.
Tra le aziende coinvolte nell’operazione ci sono anche la Forst Spa, marchio di birra con sede a Lagundo in Trentino Alto Adige, la Trentinalatte spa ora Latte Arborea e la Bevergross Commerciale srl, azienda di distribuzione di bevande alcoliche con sede a Roma.
A tutti gli 87 indagati è stata notificata in queste ore un’informazione di garanzia con l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
«Non c’è nessuna falsa fatturazione e nessuna evasione. Abbiamo tutta la documentazione per dimostrare di aver agito correttamente». Di questo è convinto Enzo Haymar D’Ettory che non è preoccupato per l’indagine, quanto più dispiaciuto per il buon nome dell’azienda. «La nostra è una realtà storica, nata nel 1933 e conosciuta in tutta la città. Una cosa del genere non ci era mai successa». Riguardo all’indagine il presidente Finesso spiega: «Questa mattina si sono presentati in azienda due finanzieri che mi hanno consegnato una notifica dove siamo chiamati in causa insieme ad altre 86 aziende. Questo perché nel 2013, 2014 e 2015 abbiamo acquistato dei bancali in legno da una ditta di Reggio Emilia. Bancali che noi abbiamo pagato con fattura e consegnato direttamente ai nostri clienti. Abbiamo tutte le carte per dimostrare dove sono andati», continua Haymar D’Ettory. «Circa un anno e mezzo fa avevamo già dimostrato la nostra estraneità all’agenzia delle entrate, ora la Procura di Reggio Emilia ha aperto un procedimento che ricalca la stessa cosa. Non c’è alcuna evasione, abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole».