Alla 56esima udienza davanti al Tribunale Vaticano, assume sempre più le sembianze di un elefantiaco maxi-processo onnicomprensivo, Il Tribunale, presieduto da Giuseppe Pignatone, ha sostanzialmente accolto le nuove richieste di accusa nei confronti di alcuni dei dieci imputati, formulate dal Promotore di giustizia, l’avvocato romano Alessandro Diddi, ex-difensore di Salvatore Buzzi e che qui veste, sostanzialmente, il ruolo di pubblico ministero.
L’udienza è stata anche caratterizzata da un vivace battibecco in aula tra Diddi e l’avvocato Caiazza che, fra l’altro, oltre ad essere il difensore del finanziere Raffaele Mincione, è anche presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane.
Dunque il processo Vaticano, nato, inizialmente per fare giustizia dello scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo di Sloane Avenue a Londra, e che ha, poi, incluso, in corsa, anche le vicende che riguardano il cardinale Angelo Becciu e quelle relative ai tentativi della consulente di intelligence, Cecilia Marogna, di far liberare una suora sequestrata, si gonfia di altre vicende.
Nel dettaglio, Diddi ha contestato, in aggiunta alle altre accuse, la corruzione ad Enrico Crasso, Raffaele Mincione e a Gianluigi Torzi; come pure l’autoriciclaggio ad Enrico Crasso e a Fabrizio Tirabassi.
Pignatone ha, però, chiesto al pm Diddi di riformulare meglio le accuse, respingendo, sostanzialmente le eccezioni sollevate dalle difese degli imputati che chiedevano di non procedere lamentando “contestazioni alternative” e “indeterminate”.
Inoltre, nell’ordinanza emessa dopo oltre un’ora di camera di consiglio, il Tribunale ha concesso tempo fino al 4 maggio come “termine ultimo per il deposito in cancelleria di ogni eventuale richiesta di prova in ordine alle nuove contestazioni”.
Nel corso dell’udienza di oggi il Promotore di giustizia ha comunicato che i suoi teste saranno ascoltati nelle prossime udienze: l’11 maggio verrà ascoltato il cardinale Leonardo Sandri, poi toccherà al cardinale Fernando Filoni, ex-prefetto di Propaganda Fide, quindi al consulente Roberto Lolato che ha ricostruito la vicenda della compravendita dell’immobile di Londra con il denaro del Vaticano.
La mattinata ha fatto registrare, come già detto, anche frizioni tra il pm Diddi e l’avvocato di Mincione, Giandomenico Caiazza, che si lamentava delle domande poste da Diddi, sostenendo che erano già state “oggetto di prova”.
Accuse respinte dallo stesso pm: “Si faccia i fatti suoi”. Con l’intervento spazientito di Pignatone: “Basta, che seccatura siete tutti e due”.
Da segnalare ancora, che, nell’interrogatorio finale di Giulio Corrado, già sentito ieri in qualità di collaboratore del gruppo di Mincione, Wrm, il teste ha fatto presente che la segreteria di Stato del Vaticano non voleva prendersi “il rischio di affrontare lo sviluppo residenziale” del Palazzo di Londra in quanto l’immobile aveva già un reddito e si voleva “fare cadere il planning permission”.
L'articolo Processo Vaticano, nuove accuse, si allarga il processo. Scontro fra il pm e il legale di Mincione sembra essere il primo su Secolo d'Italia.