foto da Quotidiani locali
Imprese sempre più soggette a reati informatici: quattro su dieci ne hanno già dovuto fronteggiare uno. Nell’ultimo anno in provincia di Treviso sono cresciuti di quasi un quarto (+21,8%) gli attacchi digitali contro le attività economiche, dato superiore seppur di poco a quello veneto (+21,2%) e in maniera più consistente rispetto a quello nazionale (+18,4%). L’incidenza del fenomeno nella nostra regione è pari a 59 denunce ogni 10 mila abitanti, anche in questo caso con un’intensità superiore alla media italiana ferma a 54. Inoltre, secondo la rilevazione tematica di Eurobarometro della Commissione europea, in Italia è del 37% la quota di micro, piccole e medie imprese che nell’ultimo anno ha fronteggiato almeno un attacco informatico, dato superiore di nove punti percentuali rispetto al 28% della media Ue. Non a caso, l’Istat stima che il 42,1% delle micro e piccole imprese (Mpi) consideri la sicurezza digitale molto importante o addirittura cruciale. «La sicurezza informatica è sempre più un fattore cruciale», commenta Oscar Bernardi, presidente Confartigianato imprese Marca trevigiana, «Le Mpi mostrano una crescente consapevolezza sui rischi della digitalizzazione e dedicano molta attenzione alla sicurezza, in termini di prevenzione di attacchi ed eventuali azioni di recupero dei dati. A supporto, c’è un piccolo esercito di 200 imprese artigiane trevigiane dell’Ict (1.141 venete) pronte a consigliare e aiutare gli imprenditori nell’apportare le adeguate contromisure».
Gli “attacchi” possibili sono numerosi: si può trattare di virus, spyware o malware, attacchi di phishing, acquisizione di account o furto di identità, hacking (compresi i tentativi) di conti bancari online, accesso non autorizzato a file o reti, ransomware (malware che limita l’uso dei dispositivi e permette di ripristinare le funzionalità dopo il pagamento di un riscatto), attacco DoS (che impedisce di accedere alla rete o alle risorse del computer), ascolto non autorizzato di videoconferenze o messaggi istantanei. «Solo nel 2022», aggiunge Domenico Baldasso, presidente della comunità Ict, «il 61% di tutti i cyberattacchi hanno avuto come obiettivo le Pmi di tutto il mondo. Buona parte delle motivazioni risiede nel fatto che le piccole e medie imprese sono poco attrezzate alla prevenzione degli attacchi cyber e conservano una grande quantità di informazioni riservate. Dalle buste paga alle informazioni bancarie, obiettivo ghiotto per i cyber criminali. Bisogna sicuramente mettere in atto, più che attività formative, vere e proprie campagne di sensibilizzazione sul tema, facendo capire alle Pmi che gli attacchi possono non solo essere paralizzanti a livello lavorativo, ma possono minare la fiducia dei clienti».
Per trattare il tema, Confartigianato ha organizzato per mercoledì 19 aprile alle ore 17.30, presso la sede dell’associazione in piazza delle Istituzioni a Treviso, l’evento “Le imprese artigiane e le pmi nel mirino dei cyber criminali – Strategie di attacco e di difesa per le aziende e lo Stato”. Si approfondiranno i seguenti temi: il business del crimine informatico, come sono organizzati i cyber criminali e quali sono i principali metodi di attacco; l’impatto economico e il danno reputazionale del crimine informatico; l’importanza di creare consapevolezza negli utenti per evitare la perdita di dati e compromettere la fiducia dei clienti. Interverranno il tenente colonnello Francesco Passaniti (Cert Difesa, Comando per le operazioni in rete, ministero della Difesa) e Mauro Cicognini (Comitato scientifico del Clusit) che parleranno delle caratteristiche globali della guerra cibernetica e dei rischi per le imprese nelle catene di fornitura.