«Quando entrate in farmacia o al poliambulatorio, dovete chiedere della “bionda». Era questa la “parola d’ordine” diffusa a tutti coloro che , secondo gli investigatori, volevano sottoporsi ai falsi tamponi per ottenere il Green pass rafforzato ed evitare di vaccinarsi.
Per “bionda” s’intendeva l’infermiera Jessica Possamai, 31 anni, libero professionista di Roncade, finita sotto inchiesta assieme a Marzia Carniato, 58 anni di Piove di Sacco, chiamata in causa come direttore sanitario del poliambulatorio “Cultura & Salute” di Fiera, la biologa Elisa Finco, 30 anni di Treviso, Antonio Luigi Bruscaglin, 59 anni di Piove di Sacco, marito di Carinato, e Alessandro Brunello, 31 anni di Treviso, compagno di Finco. I cinque (tutti difesi dall’avvocato Renzo Fogliata di Venezia) sono accusati di associazione per delinquere perché si sarebbero associati tra loro, ognuno con un ben preciso ruolo, per far ottenere ad una sessantina di persone dei falsi certificati che attestavano prima la positività al Covid e poi l’avvenuta negativizzazione, al fine di far loro ottenere il Green pass ed evitare così il vaccino.
L’infermiera di Roncade, libero professionista, prestava servizio sia al poliambulatorio di Fiera sia in qualche farmacia. Le indagini, però, hanno escluso che nelle farmacie Possamai avesse qualche “complice” nel fare tamponi fasulli.
Con loro sotto inchiesta sono finiti anche una sessantina di persone che, secondo l’accusa, avrebbero usufruito del servizio e sono accusati, a vario titolo, di concorso in falso ideologico o per il solo tentativo. Per la maggior parte sono trevigiane, molte anche venete e una parte anche da fuori regione.
La notizia della conclusione delle indagini non è un fulmine a ciel sereno per nessuno degli indagati. La notizia della maxi inchiesta dei carabinieri del Nas di Treviso era già iniziata a circolare nell’estate scorsa quando la procura, che coordinava le indagini sulle tre professioniste, all’epoca in servizio al poliambulatorio “Salute & Cultura” di via Borin, chiese al giudice delle indagini preliminari l’interdizione dai pubblici uffici.
La voce dell’inchiesta si sparse a macchia d’olio tanto che alcuni dei beneficiari dei tamponi fasulli s’allarmò e si attivò chiedendo pareri a diversi legali.
Nel corso dell’indagine, ora chiusa, è emerso anche che due figure di spicco dell’inchiesta, l’infermiera Jessica Possamai e la biologa Elisa Finco, dopo la segnalazione dell’indagine, furono sospese dai rispettivi ordini professionali per non essersi sottoposte a vaccino, ma continuarono a esercitare le loro professioni.
L’Opi (Ordine delle professioni infermieristiche) di Treviso per Possamai e l’Aulss 6 Euganea di Padova per Finco. Ciò è valso alle due indagate anche la formalizzazione dell’accusa di esercizio abusivo della professione.