Transizione ecologica e parallela salvaguardia del tessuto industriale occidentale, ma anche l’andamento del prezzo del petrolio che rischia di pesare, parecchio, sulle tasche dei contribuenti italiani e il ruolo fondamentale dei rigassificatori per la tenuta del Paese. Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, affronta i principali temi sul tavolo del suo dicastero al termine del G7 su energia, clima e ambiente che si è svolto a Sapporo, in Giappone.
Viceministro che risultati concreti avete ottenuto in questi giorni a livello di tutela ambientale correlata alle necessità economico-energetiche?
«Il vertice di Sapporo ha sancito uno spirito di fattiva collaborazione dei Paesi del G7 nell’affrontare le sfide ambientali globali, compreso il tema della sicurezza energetica. Obiettivi comuni sono quelli di ridurre ed eliminare progressivamente l’inquinamento da plastica, adottare i principi sull’economia circolare e l’efficienza delle risorse, sostenere la decarbonizzazione dei settori hard-to-abate, e dei trasporti in particolare, anche attraverso il ricorso ai biocarburanti sostenibili».
Come collimano le politiche energetiche, molto severe, europee con quelle, decisamente più favorevoli, dei Paesi americani e soprattutto asiatici? Le nostre aziende non rischiano di perdere competitività?
«I Paesi del G7 assumono un ruolo di leadership nel percorso già delineato dall’Accordo di Parigi sulla transizione energetica. Le nostre economie sono cresciute con i combustibili fossili, è nostro compito sostenerne una transizione giusta e graduale, tutelando ambiente, crescita e occupazione.
L’Italia, anche grazie al Pnrr, sta finanziando la riconversione industriale di interi processi produttivi. L’Unione europea, dal canto suo, attraverso il Net zero industry act, il prossimo fondo sovrano per l’industria, e il Repower Eu, guida la corsa all’introduzione e diffusione dei vettori energetici alternativi e rinnovabili come l’idrogeno, fondamentali per rinsaldare la competitività dell’industria. Gradualità, ricordo, significa anche mettere a valore il gas naturale, riconosciuto nella tassonomia europea come fonte energetica fondamentale nella transizione».
Visto che lei era in Giappone avrà notato come in quel Paese sono attivi, da decenni, oltre 30 rigassificatori. Come mai, invece, in Italia ci si oppone spesso a questa tecnologica come dimostra il caso di Piombino?
«La sinistra, con i suoi no ideologici, ha celato dietro l’ultra ambientalismo null’altro che un approccio anticapitalistico. I nostri sì, invece, alla tecnologia, al progresso e alla scienza, sono sì alla crescita economica e al futuro delle nostre famiglie e imprese. I rigassificatori sono fondamentali per la diversificazione energetica e rappresentano una garanzia affinchè il nostro Paese possa rifornirsi al miglior prezzo e senza dover più dipendere da un unico fornitore, superando le strozzature lungo la rete nazionale di gasdotti».
La dipendenza dal gas russo è stata fortemente ridotta in questi mesi e il peggio sembra sia passato. Come vi state muovendo in vista dell’inverno e, almeno a sentire l’Arera, dei possibili nuovi aumenti di gas ed elettricità?
«Il nostro Paese è stato il primo a muoversi per cercare forniture alternative e creare un’efficace politica energetica che ci ha consentito di mettere in sicurezza gli stoccaggi. Con i rigassificatori e i nuovi accordi per le forniture via tubo con Azerbaijan e i Paesi del Nord Africa, primo tra tutti l’Algeria, possiamo dirci tranquilli.
Sul fronte dei costi, nell’ultimo anno sono state mobilitate risorse per quasi 100 miliardi a sostegno di famiglie e imprese, con l’azzeramento degli oneri di sistema, la riduzione dell’Iva, l’erogazione del bonus sociale e i crediti d’imposta per i settori produttivi. Un incremento dei prezzi è fisiologico in questa fase, mi sento di escludere tuttavia rialzi eccessivi, anche grazie al price cap che l’Italia per prima ha chiesto ed è riuscita ad ottenere. Il Governo è comunque pronto a mobilitare ulteriori risorse per proteggere i consumatori e tutelare l’economia».
L’aumento del prezzo del barile del petrolio ha prodotto una nuova crescita del costo di benzina e gasolio. Ci sono i fondi per intervenire a tutela delle famiglie oppure pensate che i costi siano ancora affrontabili?
«Riteniamo che il costo di benzina e gasolio non abbia raggiunto livelli critici, né stimiamo rimbalzi particolarmente allarmanti, per i quali prevedere interventi già da ora. Come per le bollette, il Governo può intervenire con ulteriori misure straordinarie, ma si tratta di interventi eccezionali. La stabilità dei mercati dell’energia e delle materie prime è il risultato che dobbiamo raggiungere».