TRIESTE. C’è anche un triestino tra i 63 anarchici condannati il 17 marzo dalla Corte d’Appello di Trento - sezione distaccata di Bolzano - per gli scontri avvenuti nel maggio 2016 alla manifestazione “No Borders” al Brennero. Si tratta del 39enne Luca Dolce, detto “Stecco”, condannato a tre anni e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti. Quella manifestazione non autorizzata era stata organizzata dai collettivi anarchici del Nord Italia, e ordinata dalla compagine anarchica di Rovereto, di cui Dolce faceva parte. I manifestanti, alcuni arrivati anche dal resto d’Europa, avevano usato pietre, bombe carta, bastoni contro gli agenti.
“Stecco” è da anni una delle figure di spicco, ritenuto un elemento importate del movimento anarco-insurrezionalista che in Italia ha ripreso forza con il caso di Alfredo Cospito. Dolce e Cospito si conoscono, hanno condiviso negli anni iniziative e battaglie. Il nome di Dolce compare anche nel procedimento che lo scorso 8 febbraio ha visto il Tribunale di Trento condannare a tre anni, sei mesi e 20 giorni per atti di terrorismo con ordigni esplosivi l’anarchico spagnolo-trentino Juan Antonio Fernandez Sorroche. Nella stessa udienza sono stati giudicati colpevoli Massimo Passamani e Agnese Trentin. Quest’ultima è stata condannata a due anni per possesso di documenti di identità falsificati destinati a Sorroche e per aver preso in affitto a suo nome un alloggio utile alla latitanza dello stesso anarchico spagnolo.
I medesimi fatti ricondotti a Trentin, nello stesso procedimento, risultano contestati anche a Dolce. Ma al momento dell’anarchico triestino, da anni trapiantato in Trentino, non c’è traccia: per il Tribunale di Trento l’uomo risulta irreperibile. Ora è lui, dunque, ad aver bisogno di una base logistica dove nascondersi, di “compagni” che lo aiutino. Non si esclude sia riuscito ad andarsene dall’Italia. Nel febbraio 2019, in una delicata operazione messa a segno a Torino dalla Digos e dai Ros, Dolce era stato arrestato assieme ad altri sette anarchici nell’ambito dell’indagine “Renata”, e nel dicembre dello stesso anno era stato condannato in primo grado a due anni per produzione di documenti falsi.
È già stato detenuto prima del carcere di massima sicurezza di Tolmezzo e poi trasferito in quello di Ferrara (qui era detenuto anche Cospito), da dove è stato scarcerato nel 2021. Successivamente di lui si sono perse le tracce, anche se resta sicuramente attivo nel movimento anarchico. Già nel 2010, allora 26enne, era stato condannato a sei mesi con sospensione della pena per il blitz con vernice e fumogeni alla Facoltà di Sociologia di Trento