Dalle lampade operatorie ai letti per i pazienti fino agli strumenti endoscopici, sono tanti i pezzi che l’ospedale di Feltre ha dismesso, potendo contare sul rinnovo costante del parco tecnologico, e che può anche donare a fini umanitari. La Protezione civile regionale, all’inizio di marzo, ha fatto richiesta di poter disporre di materiale sanitario non più utilizzato per l’emergenza “sisma Turchia”. L’Ulss Dolomiti ha proposto un elenco di apparecchiature elettromedicali funzionanti ma non più in uso o già poste in fuori uso ma non ancora rottamate, da poter cedere per finalità umanitarie.
Il destinatario è appunto la Protezione civile che potrà disporre di 17 letti, di tre lampade scialitiche su ruote e da soffitto per gli interventi chirurgici, di 4 dispositivi per elettrocardiogrammi, di ben 31 pompe di infusione di varia tipologia – che sono quei dispositivi che permettono di infondere la terapia endovenosa o sottocute in maniera precisa in termini di tempo e dose – e di svariati strumenti per l’endoscopia riuniti in una colonna da cui si effettuano broncoscopie e gastroscopie, oltre ad alcuni portatili per le ecografie e 4 centrifughe che si usano nei laboratori analisi.
Di questo si dà conto in una determina dell’unità operativa ingegneria clinica dell’azienda, che ha provveduto alla ricognizione periodica dei beni inventariati da dismettere, in quanto non più utilizzabili, obsoleti o non riparabili. Se questi sono già posti in fuori uso ma non ancora rottamati e si vogliono cedere per fini umanitari, si evidenzia nell’atto aziendale, le Ulss non sono tenute a trasmettere alcuna comunicazione in ordine ai beni eliminati agli uffici delle imposte dirette o ai comandi della Guardia di Finanza.
Risultano già rottamate le due vecchie Tac del Santa Maria del Prato, di cui la prima collaudata alla fine degli anni 80, ma per esse non si è ancora perfezionata la dismissione dal patrimonio. L’ospedale di Feltre lascia altri segni, fra sud del mondo e Paesi in emergenza. Nel 2017 un ventilatore polmonare, due autoclavi e due incubatrici per bambini nati pretermine sono state donate ai Paesi in via di sviluppo, dal Kenia all’Angola fino alla Costa d’Avorio.
E prima ancora era stata autorizzata la cessione di tavoli operatori, monitor multiparametrici (per tenere sotto controllo pressione, ritmo cardiaco e saturazione del sangue), elettrocardiografi e altro ancora, con varie destinazioni.
All’associazione umanistica di beneficenza e sviluppo “Ribat Al Fath” di Rabat, nel 2014 quando l’ospedale di Feltre aveva potuto rinnovare le attrezzature di unità intensiva, era andato l’intero sistema di monitoraggio paziente dell’unità coronarica di cardiologia.